Non so neanche io perché sto scrivendo questa recensione. Forse perché vorrei tanto ascoltare un nuovo disco o un concerto di Faber, ma devo accontentarmi di questo disco di cover allegato all'ultimo numero de "Il mucchio selvaggio extra" (n.10/03).
La mia prima reazione alla vista di questo ennesimo tributo è stata di assoluto disgusto, pensando a un episodio di sciacallaggio post mortem. Incoerentemente non ho resistito e ho pagato i miei 11 € per l?acquisto.
Mi sono ricreduto dopo un ascolto. Molte delle interpretazioni proposte cercano di tradire l'originale il tanto che basta per rendere il disco abbastanza interessante e non un requiem ipocrita.
Il disco consta di 18 brani che sintetizzano la lunga storia musicale di De André, dalle canzoni storiche, agli inquieti concept album degli anni '70, fino alle collaborazioni con De Gregori, Bubola, Pagani e Fossati.
Gli Afterhours offrono una bella interpretazione in chiave "notturna" de "La canzone di Marinella" caratterizzata dal ritmo del basso e da chitarre nervose sullo sfondo. Bella anche la teatralità de "Il parto delle nuvole pesanti" in "La guerra di Piero": l'incipit del brano viene recitato, evidenziando la forza lirica del testo.
Cesare Basile canta "La Ballata degli impiccati", resa inquietante da organo, percussioni ed effetti elettronici. I barbari Chichimeca si confrontano egregiamente con "Coda di Lupo". Gli Yo Yo Mundi fotocopiano "Creuza de mä", mentre Claudio Lolli "recita" "Via del campo". "Amore che vieni amore che vai" diviene una specie di tango nella lettura dei Têtes de Bois.
Episodi infelici sono l'interpretazione di "Andrea" dei Rosaluna e "Monti di Mola" dei Mariposa, ma tutto sommato non sviliscono l'insieme del disco.
Il tributo alla fin fine c'è tutto e si vede che è sentito. Beh... di questi tempi non è poco.
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