Lungamente atteso da grandi e piccini (più dai grandi però), messo all'indice da giornali e telegiornali, diffusamente odiato da forze dell'ordine e politicanti, il Teknival estivo 2007 ha finalmente preso forma, in quella splendida location che prende il nome di Pinerolo. Ravers del nord Italia gioite, se il sentimento di claustrofobia dei fabbriconi cominciava ad opprimere le vostre menti e mal si adattava a certe sostanze (o meglio, certi vegetali), la bellezza naturale del bosco che ospita l'evento in questione è esattamente la boccata d'aria fresca (si fa per dire, viste le nubi di polvere che si sollevano) che stavate cercando.

Non so perché, ma nel profondo pensavo (speravo) in un unico centro nevralgico e in 200 metri di muro sonoro. Tutto sbagliato, la mappa del sito è composta da una trentina di spot, maggiori e minori, adatti ai gusti più disparati. Una volta entrato "in sintonia" però, mi accorgo che non desidererei scambiare questa varietà di scelta con nient'altro al mondo. L'aria è quella di sempre, bancarelle di tutto e di più, qui non esiste limite o istituzione eppure l'allegra anarchia funziona alla grande. Sarà anche la bellezza del luogo, che non permette proprio a nessuno di prendersi male; alcuni spot poi sfruttano davvero alla grande l'ambiente, creando splendidi giochi di luce sullo sfondo della foresta, simulando le onde del mare o la brezza nel deserto, in un contesto molto psy-trance.

Tutto molto bello, ma quanto arrivi all'ora X cominci a sentire quella necessità di ricevere un feedback sensoriale. E allora corri fino ai muri di speedcore, hardtech o breakcore, in un delirio psichedelico che va dai 180 ai 240 bpm, tanto per vedere se il cuore regge. Personalmente preferisco meno velocità e bassi più potenti, ma sono in buona compagnia. Quelle 2-3 ore attaccato al muro scorrono velocemente, sta a te decidere se passarle in maniera egoistica o condividerle con chi ti sta intorno. Alla fine ci scappa anche un bacio con una perfetta sconosciuta. Non fa niente, sai che è tutto finto, che è tutto indotto, ma alla fine hai passato un buon momento. Un'occhiata al cellulare ti ricorda che è ora di staccarsi da lì e di andare a bere qualcosa, onde evitare di crepare disidratato.

Arrivano le luci dell'alba ma non è un problema, ti ricongiungi col tuo gruppo per un rapido scambio di opinioni e riparti per un altro spot, destinazione: la tribù. Se nelle fabbriche la luce del giorno metteva in mostra un sacco di facce piegate, qui il risultato sembra un tantino migliore, molta gente sorride. E il fatto di non aver visto nemmeno un cazzone armeggiare con aghi e siringhe è una buona cosa, a quanto pare la campagna contro l'eroina messa in moto dagli organizzatori ha dato buoni frutti.

Sono le 10 e il sole brilla alla grande, il ricordo sfuma leggermente insieme all'effetto... è ora di tornare a casa.

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