Il Padrino parte II è forse meglio del Padrino parte I.
Sarei tentato di dire la stessa cosa per il "Nuggets II" se non fosse che il "Nuggets" originale ha avuto un'importanza tale da indurmi ad essere più prudente. Senza nulla togliere alla prima raccolta pubblicata dalla benemerita Rhino nel 1998 (che prendeva spunto dal doppio album dell'Elektra del 1972 assemblato su iniziativa di Lanny Kaye, ristampato con l'aggiunta di altri tre CD) che recuperava una buona fetta del patrimonio sixties-punk americano degli anni 1965/1968, Il Nuggets di cui ci occupiamo - pubblicato sempre dalla Rhino nel 2001 nello stesso formato di quattro CD - ha quantomeno pari dignità. Rispolvera, o meglio, rivela una fase irripetibile della musica rock, la stagione pre-psichedelica inglese degli anni sessanta e alcune pepite garage-rock disseminate nel resto del mondo. Phil Smee, l'ideatore della monumentale raccolta Rubble dei primi anni '80, 20 album che selezionano il meglio di quest'epoca, coniò il termine di freakbeat per questa musica a significare che si era in una fase, musicale e di costume, che era una via di mezzo fra il Beat in fase di risoluzione e il Freak inteso come mentalità più aperte, più o meno artificialmente, e una voglia di sperimentare nuove sonorità.
In un'altra maniera possiamo dire che "Nuggets II" copre il periodo che, partendo dal rock aggressivo degli Who, passa attraverso i Beatles di "Paperback Writer/Rain" e dell'album "Revolver", lambisce i Pink Floyd di "Piper At The Gates Of Dawn" e si ferma poco prima di "In The Court Of The Crimson King" quando ormai la Psichedelia si è trasformata (irrimediabilmente?) nel Progressive. E' una fioritura multicolore, un' esplosione di sapori (Perfumed Garden, il titolo di un programma radiofonico del DJ della BBC John Peel), un'onda anomala di nuove esperienze musicali che dalle solide basi della rivoluzione innescata dalla British Invasion di Beatles, Pretty Things, Yardbirds, trae luce per trasformarla in qualcosa d'altro: una mescolanza di suoni che diverrà base di partenza per il rock a venire: psichedelia, progressive, hard-rock fino ad influenzare la new wave ed il brit-pop di più recente costituzione. E' una raccolta di canzoni stupende - perlopiù eseguite da artisti considerati di serie B, alcuni del tutto sconosciuti - che svelano un sottobosco attivissimo all'ombra dei giganti Pink Floyd, Cream, Jimy Hendrix Experience; semplicemente grandi canzoni da assaporare senza pensarci troppo. Ma per chi volesse approfondire...
Se nel "Nuggets" americano il ruolo di apripista era affidato alla psichedelia degli Electric Prunes con "I Had To Much To Dream (Last Night)", qui l'onore spetta ai Creation e non poteva essere altrimenti: sono la band più rappresentativa della raccolta e la più influente: in "Making Time" utilizzano per la prima volta - ben prima dei Led Zeppelin - l'archetto di violino per percuotere la corde della chitarra, creando uno dei riff più celebri della storia del rock. I Creation - emuli degli Who e una delle band preferite di Pete Townshend - sono artefici di un beat vigoroso che raggiunge l'apice nella successiva "How Does It Feel To Feel" un duro freakbeat che potete percepire anche oggi in parecchie canzone degli Oasis. Non per niente Alan McGee si è ispirato a loro per il nome della propria etichetta discografica e sempre da una loro canzone "Biff Bang Pow" ha trovato il nome per il proprio gruppo. Sempre in orbita Creation - beat vigoroso vagamente tinteggiato da sapori psichedelici - ci sono i Fire di "Father's Name Was Dad" e gli Smoke di "My Friend Jack", quest'ultima con un incedere a marcetta che ebbe fortuna in Germania, terra molto ricettiva per questo tipo di rock, rifugio per molti gruppi Inglesi: i Creation e gli Smoke incisero e pubblicarono il loro unico album proprio qui. Gli Who sono la base di partenza per parecchie band di Nuggets: gli Eyes con "When The Night Falls" e soprattutto con "I'm Rowed Out" che ruba perfino il riff di "I Can't Explain", i Fleur De Lys che rifanno la loro "Circles" (lato B di "Substitute"), la magnifica "Save My Soul" dei Wimple Winch devastante freakbeat con un magistrale veloce assolo. La matrice mod/beat in "Nuggets II" è ancora ben radicata, a cominciare dagli Action - "I'll Keep Holdin You" un pezzo mod-motown che può ricordare i Prisoners di Graham Day; i Birds di Ron Wood che rivedono "Magic Bus" perfino nel titolo con "Say Those Magic Words". Gli Yardbirds sono l'anima di "Children Of the Sun" dei Misunderstood, gruppo americano emigrato in Inghilterra che non ha avuto troppa fortuna nonostante gli sforzi del loro mentore John Peel.
In chiave più garage e quindi più simile al suo omologo d'oltreoceano, "Nuggets II" propone "I Can Only Give You Everything" scritta soltanto da Van Morrison ma accreditata ai Them, archetipo sixtees-punk coverizzato a più non posso, anche da MC5 e Troggs che, colti ancor prima del loro cavallo di battaglia "Wild Things", sono qui presenti con una fuzzata "Lost Girl". I Neozelandesi Bluestars esprimono pura attitudine punk in "Social End Product" una delle migliori del lotto e i canadesi Haunted non sono da meno con "1-2-5". Quindi non solo Gran Bretagna anzi, fra le migliori cose espresse in quel periodo non si possono non ricordare gli olandesi Outsiders, artefici di un sound personalissimo in "Touch" che attinge al patrimonio folk nordeuropeo irrobustendolo con sostanziose dosi di R'n'B alla Pretty Things, o i Q65 di "The Life I Live" i cui ispiratori sono anche Rolling Stones e Kinks.
Gli Australiani Easybeats rappresentavano in patria ciò che i Beatles erano in Inghilterra, scene di isteria collettiva comprese, proponendo un beat vigoroso ben esemplificato nei due pezzi in raccolta: "Sorry" e la più celebre "Friday On My Mind". Per concludere con i non-Inglesi degni di menzione, aggiungerei senz'altro "It's A Sin To Go Away" dei peruviani We All Togheter, dolce e romantica song psichedelia con un effetto phasing alla chitarra che molto ricorda i primi Sun Dial, i messicani Los Chijuas con un garage-beat tenuamente pastellato, col titolo che è un vero manifesto programmatico del freakbeat "Changing The Colors Of Life" e infine gli uruguayani Los Shakers dal look e dall'attitudine beatlesiana con una "Break It All" che ricorda vagamente "Rock And Roll Music" dei Fab Four.
I Beatles! La loro presenza è ovviamente fra le più ingombranti in terra anglosassone e al loro influsso non sfuggono i Marmalade di "I See The Rain" canzone - pare un outtake di "Rubber Soul" - lodata da Jimy Hendrix in persona. La Jimy Hendrix Experience - si sa - esplose in terra d'Albione, e la sua dirompente furia fu assimilata da molti gruppi inglesi, primi fra tutti i Mickey Finn che con "Garden Of My Mind" sfoggiano una indubitabile chitarra hendrixiana in un pezzo che ricalca le linee di "Purple Haze" anche nel cantato o i Syn dei futuri Yes Peter Banks e Chris Squire che omaggiano il più celebre happening psichedelico mai avvenuto: il "14th Hour Technicolor Dream" dell'aprile 1967 all'Alexandra Palace di Londra con il brano omonimo. In cartellone anche un altro Yes; chi segue i Pink Floyd sa a memoria che le loro prime esibizioni avvennero all'UFO Club di Tottenham Court Road: qui assieme a loro ed ai Soft Machine erano stanziali anche i Tomorrow di Steve Howe e Twink folle batterista ex Faires e futuro Pretty Things. I Tomorrow rappresentano l'ala più psichedelica della compagine anglosassone; in "My White Bicycle" - inno alla rivolta intellettuale messa in campo dai Provos olandesi - utilizzano nastri registrati al contrario sulla falsariga di quanto i Beatles stavano facendo con "Sgt Pepper's" a dimostrazione che la loro era una rivoluzione anche musicale: in questo periodo sono impiegati a pieno regime tutti gli effetti (phasing, feedback, uso dello studio di registrazione come strumento aggiuntivo) creati e sommariamente utilizzati dai precursori delle magie da sala d'incisione Beatles e Rolling Stones. Si senta a tal proposito "Baby Your Phrasing Is Bad" di Caleb - un solo 45 giri all'attivo - come lampantissimo esempio: voce effettata col phasing, nastri alla rovescia per una canzone dall'evidente stampo psichedelico. Di tenue e fanciullesca psichedelia barrettiana mista a delicato folk si nutre anche "A Dream For Julie" dei Kaleidoscope e i Factory con "Path Through The Forest" che sembra quasi un paradigma per il futuro Shoegaze di Ride e My Bloody Valentine! Un solo 45 giri anche per i Dantalion's Chariot (in formazione anche un giovanissimo Andy Summers dei futuri Police) che però è un capolavoro di pastellato acid-rock, "The Madman Running Through The Fields".
Ogni tanto ci si sorprende nell'apprendere che in queste band di effimera fama spesso si nascondono artisti che avranno poi un luminosissimo futuro: alcuni, come Davy Jones, diventeranno addirittura superstar. Si senta il sample di "You've Got A Habit Of Living" - la mia canzone preferita - per scoprirlo alle prese con un seducente freakbeat di impronta mod. E anche le future icone dell'Hard-Rock britannico Status Quo hanno avuto un passato psichedelico: la loro "Pictures Of Matchstick Men" è stata più volte coverizzata, anche dai freak Camper Van Beethoven.
Altro pezzo da novanta è "I Can Hear The Grass Now" dei Move, gruppo che ospita il nucleo dell'Electric Light Orchestra - Bev Bevan, Roy Wood e, in un secondo momento, Jeff Lynne (che compare inoltre con gli Idle Race con "Imposter's Of Life Magazine" ulteriore prova di abilità pop con un fanciullesco cantato alla Syd Barret) - dove le linee vocali e la melodia la fanno da padrone. I Move si muovevano musicalmente in un ambito in cui l'irruenza mod si miscela ad un pop ben strutturato e stratificato, quasi vittoriano, senza arrivare all'esasperazione dolciastra del glam-rock e - non musicalmente - furono fra i primi in Inghilterra ad adottare costantemente la bizzarria nelle sue diverse manifestazioni: distruggendo auto e chitarre sul palco, pubblicando cartoline pubblicitarie con il primo ministro inglese in mutande, non furono poi così lontani dalle future provocazioni di Malcom McLaren. Ebbero una certa fama anche in Italia dove debuttarono all'International Pop Festival di Roma e una loro canzone "Blackberry Way" diventerà un hit dell'Equipe 84. In Italia avranno una considerevole fortuna anche i Primitives (quelli di Mal) e i Sorrows la cui "Take A Heart" diventa "Mi Si Spezza Il Cuore", dove il palpitante basso ad inizio brano mi da l'idea sia stato preso di sana pianta da Little Tony per "Cuore Matto".
Per chiudere citerei ancora i Mockingbirds perchè ho scoperto che la loro "You Stole My Love" è stata ripresa pari pari (tzk, tzk, senza citarli nei credits!) dagli americani Chesterfield Kings di Greg Prevost per "I Don't Understand". La qual cosa però è messa in pari dall'appropriazione stogeesiana degli hard-psichedelici Open Mind la cui celebre "Magic Potion" assimila il riff di "No Fun" o dal furtarello dei Downliners Sect che ascoltano su un demo americano la "Why Don't You Smile Now" dei futuri Velvet Underground John Cale e Lou Reed e la fanno loro.
Buon ascolto, se volete....zot?
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