Al tramonto di questo 2011 ritorno con un cd che tutto sommato suona bene.

Il Sanremo di questo 2011 ha visto il trionfo, meritato, nelle prime due posizioni di Roberto Vecchioni ed Emma coi Modà e l'exploit delle (ex-)iene Luca e Paolo.

Ma le canzoni in gara non mi hanno però invogliato al download o all'acquisto dei cd ove contenute.

Quella serata del 17 febbraio la porterò come uno, se non l'unico, dei più grandi momenti di quest'edizione.

Lasciando Roberto Benigni di cui tanto e bene si è detto, andiamo subito alle canzoni di quella serata, e al cd.

Subito i pezzi che non mi hanno convinto pienamente:

"Il cielo in una stanza" rivisto da Giusy Ferreri merita la sufficienza perché non è una canzone che le si adatti molto (l'arrangiamento e la musica privano della particolare atmosfera dell'originale di Gino Paoli);

"Mille lire al mese" sembra molto distante dal mondo e dalle atmosfere di Patty Pravo (va bene durante un varietà, dove dei pezzi malfunzionanti con certi interpreti funzionano nello spettacolo. Ma su cd?);

"Va' pensiero" con Albano è un'aria ricostruita su un impianto di canzone, che non ispira l'aria di libertà dell'originale verdiano;

"O' surdato 'nnammurato",  suonata in maniera (quasi-)tradizionale, non veste bene a Vecchoni che la canta in "napoletano in bocca a un (nord)italiano" e non riuscendo a suscitare una benché minima emozione veramente partenopea (se non da rappresentazione teatrale del folklore napoletano - grazie, principalmente, al mandolino); 

Anna Oxa interpreta bene "O' sole mio", riarrangiata in chiave moderna, ma non dà un'emozione tradizionalmente all'italiana e, specialmente, napoletana, come la darebbero invece molti interpreti napoletani dal modo di cantare (tradizionale) aperto e intenso - ma per me il breve momento in inglese ("It's now or never" di Elvis) ha funzionato, soprattutto nell'esibizione;

Tricarico ha interpretato con il suo modo serio, asciutto e (abbastanza) profondo "L'italiano" di Totò Cutugno nella sera dell'esibizione, piacendomi senza infamia e un pò di lode, specialmente per un coro fatto da giovani italiani di nuova (straniera) generazione; perdendosi e diventando, invece, una canzone da voto non superiore alla sufficienza qui nell'album.

Gianni Morandi fa da fulcro tra il livello negativo delle canzoni viste qui sopra e ciò che verrà detto in seguito con la sua "Rinascimento" (scritta da Mogol e Gianni Bella), un augurio e una speranza per una rinascita morale e spirituale della nostra società. Morandi canta con la sua solita bravura e rende emozionalmente partecipativo il brano, alla sua maniera; ma io non riesco ad emozionarmi più di tanto (perché forse sono poche le canzoni che mi piacciono di Morandi).

Valutando positivamente comincio a parlare dalla prossima canzone usando un voto minimo pari al 6 e 1/2 fino ad arrivare al 9 e 1/2-10. Lo noterete. 

Sono stato spiazzato, all'inizio negativamente, da Max Pezzali che con Arisa ha interpretato "Mamma mia dammi cento lire", un brano (italo-lombardo) sull'emigrazione, suonato alla maniera di Otis Redding e Wilson Pickett modernizzati. Con l'andare del tempo questa canzone la considero simpatica e un bel motivetto piacevole, ma niente più.

Anna Tatangelo ha il merito di, alle mie orecchie, rifare una canzone che non ho mai più di tanto sopportato. "Mamma son tanto felice..." ("Mamma") che la rende qualitativamente bella, tanto da essere usata dal sottoscritto in qualche raccolta mp3 per gli amici.

Natalie (con "Vivo sospesa" ha prodotto una bella canzone) ne "Il mio canto libero" di Lucio Battisti ha cantato in maniera intensa (e, all'inizio, "intima"), addolcendo molto un brano di grande impatto collettivo e universale, rendendolo più a misura di singolo individuo.

In fatto di emozioni intense, faccio i miei complimenti a Luca Barbarossa e Raquel De Rosario che con un brano risorgimentale, "Addio mia bella addio", mi hanno colpito, grazie anche a una musica che parte con molta calma e poi si apre in un arrangiamento di ampio respiro (da telenovela sudamricana ambientata nell'800), che le tolgono il carattere di marcetta militare (e come marcetta l'ho sentita durante l'interpretazione di un coro di alpini alla sede dell'università generale a Genova, un mese dopo).

Ancora di più Modà con Emma rendono bello ed entusiasmante un brano di Gianni Morandi (nell'originale, di Joan Baez) "Here's to you, Nicola and Bart" ("Here's to you") su Sacco e Vanzetti. Un bel rock che consiglio vivamente di ascoltare.

I La Crus hanno il mio elogio per aver mantenuto, seppur con un arrangiamento diverso, il carattere vecchio di "Parlami d'amore Mariù": se io la ascolto, posso benissimo immaginare di essere negli anni '30 in bianco e nero (con gli altri brani "anziani" del cd non succede affatto).

Luca Madonia ("orchestrato" da Franco Battiato) se la cava egregiamente, anzi fa una bellissima interpretazione de "La notte dell'addio" (di Iva Zanicchi del Festival del 1966), accompagnato da una bellissima musica. Provare per credere.

Concludo, in maniera anomala e per una questione di cuore (ma il meglio dei voti lo si vede con le ultime due canzoni) con un brano mai sentito prima di quest'anno, un pezzone che non é stato male proporre (oggi) in un contesto come quello del Festival. Davide Van De Sfroos rifà da 10 e lode (voto massimo per l'arrangiamento e la musica, non per la sua voce - da 8 e 1/2) "Viva l'Italia" di Francesco De Gregori, riportandoci musicalmente a delle atmosfere di gruppi quali CSI e Modena City Ramblers. Un brano tornato di attualità quest'anno, ricordandoci chi siamo noi (ho avuto modo, poi, di sentire l'originale di De Gregori: meglio Van De Sfroos).

Siamo al tramonto di queste celebrazioni. Un Sanremo come questo non lo vedrò mai più. Tutto sommato, meglio così...

Carico i commenti...  con calma