Certamente il grunge non è nato nel 1988.
E certamente non è questa la prima compilation-documento sulla scena di Seattle, avendola preceduta la primordiale Deep Six (C/Z, 1985).
Ma senza dubbio è in questo periodo che si inizia a intuire più chiaramente ciò che sta fermentando in quelle zone sperdute, fredde e piovigginose degli Stati Uniti, un virus che sta spianando la strada in vista di qualcosa di grosso, che farà il botto nel 1991, inutile dire con chi.
E inoltre è il vero manifesto programmatico della label grunge per eccellenza, dire Sub Pop EQUIVALE a dire grunge, almeno fino a buona parte degli anni '90; un'ottima panoramica che spazia dal punk al metal passando attraverso il garage rock e sonorità più pop, tutti ingredienti riconosciuti del genere, a dimostrazione che in fondo il termine "grunge" non è stato nient'altro che un'etichetta per imbrigliare varietà di suoni anche molto distanti tra loro, e gruppi che spesso in comune avevano soltanto l'attitudine, il look o meglio la provenienza geografica.
A nomi già noti dell' underground americano, come i fantastici Green River (prima) e Mudhoney (poi), i Soundgarden guidati da un giovanissimo Chris Cornell, qui alle prese con "Sub Pop Rock City", hardcore punk a tutto spiano, gli Screaming Trees di Lanegan, che ci regalano un rifacimento tenebroso dell'hendrixiana "Love or Confusion", e i silenziosi rivoluzionari Beat Happening, si affiancano nuovi nomi che negli anni a venire la faranno da protagonisti, come i Nirvana, qui alle prese con Spank Thru (alla loro seconda uscita ufficiale dopo l'EP "Love Buzz/Big Cheese"), e altri che manterranno un discreto livello qualitativo pur senza raggiungere la stessa fama mediatica dei più fortunati cuginetti: parliamo di grandi gruppi come Tad, Fluid o Blood Circus, che sono rimasti nell'anonimato per i più, al contrario di tanti mocciosi sbucati fuori per arrampicarsi sulla cresta dell'onda, come Silverchair, Candlebox, Bush o Creed, spesso niente affatto innovativi e osannati per un successo in gran parte immeritato.
Insomma, innanzitutto un ottimo documento per capire e conoscere le fondamenta del "non genere" più importante dei Novanta, ma anche una bella compilation di 20 brani quasi tutti di elevata fattura, molti dei quali inediti e tuttora reperibili solo qui...
È vero, forse il grunge non è nato con Sub Pop 200.
Ma il bello della storia inizia da qui.
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