Best of e Mtv Unplugged: come dire, "finire in fondo a tutte le liste di gradimento e far storcere il naso ai puristi snob".
Questa mia rece, come dire: "sputtanarsi nel nome di quanto più commerciale la mente umana sia stata in grado di partorire negli ultimi vent'anni". Mtv nasce negli anni '80 e diventa subito il simbolo dei global, di quelli che hanno la stessa faccia e sono vestiti allo stesso modo sia a Johannesburg che in Connecticut. In pochi anni si impadronisce dei gusti di tutti e niente che sia prodotto in forma di note sembra sfuggirgli.
Organizza megaeventi e concertini, sit-com e programmi contenitore, influenza gusti e crea tendenze. Contestualmente nasce un nuovo modo di fruire la musica, ovvero l'"Unplugged": termine entrato nell'uso comune per indicare quei set acustici in cui il cantante si esibisce solo con la sua voce, accompagnato da pochi strumenti essenziali (preferibilmente non elettrici in senso stretto) a contatto col suo pubblico (quasi sempre pochi selezionati fortunati).
Tra tutte le schifezze trash prodotte da Mtv, forse "Unplugged" è il programma che si è salvato, proponendo esibizioni spesso rimaste uniche in cui la prassi imponeva, oltre ai classici dell'artista in oggetto, anche gustose rivisitazioni di altri brani più o meno celebri. Era anche prassi poi che il suddetto set uscisse successivamente in supporto video o audio, tranne poche eccezioni (i Cranberries o i REM ad esempio...... grrrrrr che rabbia).
Impossibile citare tutti quelli che si sono prestati a rendere "Unplugged" il buon programma che era (o è? Ma lo fanno ancora?), in questo cd ce n'è comunque una buona rappresentativa. Niente di eclatante, precisiamolo, nel suo insieme una raccolta godibile e tranquilla, ottima per sottofondi distensivi, in cui da parte mia si plaude alla coesione con cui sono stati messi insieme i vari pezzi. Insomma una classica compilation che uno si fa da solo passando qualche ora di download su un buon programma p2p.
Apre Eric Clapton e la dolce "Tears in heaven", segue la versione sweet di "Ironic" di Alanis Morissette e il capolavoro dei REM "Losing my religion", in cui l'arrangiamento acustico dà ancora più risalto al mandolino iniziale che rende quasto pezzo uno di quelli con l'incipit forse più noto in assoluto. Attraverso Lenny Kravitz e Page&Plant si sfiora Bryan Adams (allegrotta "Summer of 69") e si passa alla classicissima "Mrs Robinson" di Paul Simon.
C'è spazio anche per Annie Lennox ("Here comes the rain again".... ma io ci avrei messo "Why"), si possono tranquillamente bypassare Paul McCartney e Rod Stewart (non me ne vogliate) e si approda ai Cranberries (delicata ed eterea "Linger") e a Seal ("Kiss from a rose").
Stupenda la versione "rough" di "Constant craving" di kd lang e "Don't look back in anger" cantata da Noel Gallagher (Liam si stava ubriacando in chissà quale pub). Chiude Sting ("Walking on the moon").
Ribadisco, nessuno qui inventa nulla, semplicemente ci si crogiola nell'autocelebrazione senza slancio, ma ascoltati gli arrangiamenti un pò troppo standardizzati, piace immaginare questo cd come un unico concerto in cui si sono avvicendati tutti questi artisti senza interruzione (l'impressione è quella). Chissà se sullo stesso palco Page&Plant avrebbero davvero suonato con i Corrs!
4 stelle perchè mi ha risparmiato un sacco di fatica a cercare tutte le canzoni e masterizzarle insieme!!!!
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