Era inevitabile che prima o poi dovessi scrivere su Vasco. Anzi, molti, conoscendomi mi chiedevano come mai io, iscritta da 2 mesi, non lo avessi ancora fatto. Vasco non è più lui. Si è detto e stradetto anche in tante rece qui. Allora ho voluto ripercorrere la sua discografia al contrario, per vedere l'ultima volta in cui è stato veramente lui, e non un panzone avvinazzato manovrato da Fernanda Pivano e soci, dalla casa discografica, dai megaeventi, dal merchandising.

Potrei anche sbagliare, ma questo "C'è chi dice no" del 1987 è forse l'ultimo esempio di Vasco-Vasco. Una manciata di pezzi (l'album non supera i 40 minuti di durata), in cui c'è tutto il classico: pezzi rock (divertentissima "'Blasco' Rossi"), sognanti ("Vivere una favola"), irriverenti ("Lunedì"). Un altro ritratto femminile, dopo Albachiara, Toffee e Jenny adesso è la volta di Giulia, che è brava a prendersi la vita che vuole, lontana dai 16 anni di Gabri, dalla debolezza di Sally e dal figlio di Laura. Pezzi entrati tutti nella storia di Vasco e un pò del rock italiano (posto che questa sia una definizione accettabile). Discorso a sè per la titletrack. Duro inno alla ribellione, contro i luoghi comuni e le omologazioni, contro quelli che si accontenteranno, Vasco contrappone chitarre pesanti e voce incazzata in quello che è un po' un prequel di "Mi si escludeva". Accanto ai fidi Riva, Elmi e Curreri, ritratto di Vasco, almeno per come voleva proporsi allora e per come vorrei sempre ricordarlo: il capello lungo tenuto da una bandana, l'occhiale a specchio per celare gli occhi azzurri appannati dalla coca, il jeans strappato, il chiodo. Stereotipato quanto si vuole ma al grande vecchio si perdona tutto.... tranne il suo essersi venduto a quelli che si accontentano, al tale che scrive sul giornale, alle ragazzine che gli tirano i reggiseni sul palco.

Triste da dire e ancor più triste da vedere, ormai ridotto a raccogliere ogni genere di riconoscimenti a destra e a manca, osannato come un profeta, ricoperto di denaro a ogni suo respiro, che produce dischi inclassificabili (tranne poche piccole perle) oppure, più plausibilmente, raccolte live, doppie antologie, tripli best of. Un breve guizzo con "Canzoni per me" (il miglior album della sua "maturità artistica") e poi il vuoto. Zero voglia di mettersi in discussione, zero novità, zero entusiasmo a favore di un conto in banca vergognoso.
Chi si è accorto di lui con "vorrei stringerti le braccia intorno al collo e baciarti dappertutto" e cose simili se lo ascolti qui e nei precedenti, magari scovando edizioni vintage non rimasterizzate. Il suono ruvido, gli arrangiamenti eighties, la voce rozza e i testi disarmanti vi faranno vedere oltre la cortina del fumo dei centomila e passa dei vari Imola e S. Siro. Questo il vero Vasco.

P.S. Chi si ricorda del film girato come promo di questo album? "Ciao Mà" in cui esordisce Claudia Gerini (bimbetta!!) e Vasco fa la parte di se stesso. Un cult-movie trashissimo assolutamente imperdibile.

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