Dopo tour accompagnati da folle oceaniche, centinaia di migliaia di copie vendute e una laurea Honorius Causa, data per l'impatto comunicativo avuto su più generazioni italiane, ecco che il nazional popolare Vasco Rossi pubblica il suo quindicesimo album in studio.

Il Vasco "re degli stadi", quello che riesce a vendere quattrocentomila copie solo nella prima settimana di pubblicazione dell' album, quello che ormai è considerato il più grande rocker nostrano, a cinquantasei anni suonati e per la gioia di molti, sforna il suo nuovo attesissimo album. Tanta gloria e successo per un personaggio che paradossalmente vive il suo momento di gloria nella fase meno creativa e più deludente della sua carriera ormai trentennale, ma si sà molto bene quali sono le magie dello show business..

Il Mondo che Vorrei è frutto di tutto ciò che ho appena detto, si vede, anzi no, si ascolta un Vasco totalmenete banale frutto ormai della discografia italiana che lui tanto riesce a far sollevare dalla crisi delle vendite. Basta dare un occhiata alla tracklist per capire quali sono le sue ormai "scontate " intezioni .E' un disco sicuramente dalle buone basi musicali (la parte che lui cura di meno) hanno collaborato degli ottimi musicisti di calibro internazionale quali il primo su tutti Slash, ma nonostante ciò si ha la sensazione di ascoltare un Vasco per niente autentico e poco ispirato.Ormai  sà fin troppo bene le persone cosa cercano da lui e quindi si limita a fare canzonette che se cantate a San Siro da ottantamila persone riescono pure ad avere un bell aspetto, ma se ascoltate con orecchio e col cuore si cade in un triste comizio di banalità. Sembrano tutte già piu o meno ascoltate: "Gioca con me" parla di una ragazza che riempe bene i Jeans molto simile a quella di "Brava" oppure "Il mondo che vorrei" sembra "Un Senso" ma con un carico di autocoscienza in più.  Poi si passa alle nuove PERLE tipo "Colpa del wisky" in cui c'è lui che non ricorda a causa del wisky sta tipa, ma che nel ritornello gli implora di rimanere con lui, la TREMENDA "Ho bisogno di te" in cui c'è sto ritornello lunghissimo e ripetitivo dove non fà altro che urlare che: "Ho bisogno di te che hai bisogno di me". Non Comment. Invece in "Non vivo senza te" dove tutto sommato il ritornello è carino, è scrive: "Scrivere una canzone/è come ballare per ore/prime di cantare a terra finito" fin qui  tutto bene, per poi urlare "VUOI CHE LA CANTI UNA SPLENDIDA CANZONE?" e desidererei che tutti gli rispondessero di SIIII dato che ormai non ci riasce proprio più!!! Insomma io questo Vasco del 2008 non riesco ad accettarlo, quei versi piccoli, semplici, ma diretti al stomaco come un cazzotto, che lo hanno reso unico e autentico per anni, si sono sostituiti a inutili gemiti senza senso.

Credo che ormai sia tempo di andare in pensione, nonostante gli stadi si continuano a riempire  e tutti ,ma tutti anche le più autorevoli riviste musicali continuano a lodarlo (non potrebbero mai perdere una buona fetta di pubblico). Vasco ha fatto tante belle canzone, è entrato di colpo nel dna di milioni di persone, ha fatto piangere e ridere, sognare e soffrire.

Ma anche le cose belle prima o poi finiscono.

Grazie mille per l'attenzione che avete rivolto alla mia prime recensione/sfogo della mia vita.  

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