Il secondo capitolo della parabola dei Vast di Jon Crosby è una dichiarazione d'amore a cuore aperto verso al melodia. Ne è intrisa ogni singola nota di questo meraviglioso disco, ancora più pulito e raffinato rispetto all'esordio. A livello musicale si abbandonano i suoni più forti, figli di suggestioni industriali. Nonostante i nomi che girano attorno alla lavorazione del disco sono quelli, tra gli altri, di Alan Moulder (NIN) e David Botrill (Tool) i suoni si fanno più levigati, le chitarre acustiche prendono il sopravvento su quelle elettriche, limitate solo ad un paio di brani, e i toni si fanno in generale molto più positivi.
La rabbia ha lasciato spazio alla gioia. Lo si capisce anche nell'unico brano che si può considerare in linea con l'esordio del '98: "Free". Qui la potenza metallica delle chitarre viene canalizzata in un inno alla libertà, che ben poco ha a che fare con alcune rabbiose performances del passato. Toni potenti si avvertono ancora in "The Gates Of Rock'n'Roll", "Song Without A Name" e in parte in un altro dei brani simbolo, la memorabile "The Last One Alive", dove però sono soprattutto le atmosfere acustiche a condurre le orecchie dell'ascoltatore all'interno del fantastico mondo di "Music For People". La melodia pura e delicata è la protagonista assoluta del resto del disco: alcune canzoni sono davvero indimenticabili: "I Don't Have Anything", "Blue", "A Better Place", "We Will Meet Again" e la conclusiva strumentale dai toni ambient "Lady Of Dreams", tutti episodi che lasciano il segno nel cuore di che ascolta e non possono non provocare un senso di pace interiore. Qui emerge tutto l'amore di Crosby per gli anni '80: The Cure, Depeche Mode, U2, Joy Division ecc.
Due brani si distaccano un po' dai toni del disco: "Land Of Shame", che suona come una canzone country elettrificata, e "My TV And You", un giretto nel vecchio quartiere Industrial dove abitavano Reznor e soci, ma con un'attitudine più da bubblegum, alla Manson da classifica. L'eleganza formale e l'intimità delle melodie fanno di questo lavoro un tentativo verso il raggiungimento di una forma pop-olare di una musica che si presenta comunque alternativa. Tentativo che meglio di così non poteva riuscire, se non fosse che il mondo non se ne sia reso molto conto, e abbia lasciato passare inosservato quello che, in effetti, è un capolavoro, adatto anche ad un orecchio poco allenato a sonorità meno ordinarie.
Carico i commenti... con calma