Tanto più si dà per spacciato il fenomeno brit-pop (ma avrà ormai senso parlarne?) tanto più i discografici d'oltremanica tirano fuori dal loro cilindro il gruppo che ne riapre il dibattito.
Stavolta è toccato al produttore John Cornfield (Muse, Supergrass) la magica operazione che, possiamo tranquillamente dirlo, è riuscita in pieno.

Ed ecco quindi i Vega 4 con il loro album d'esordio "Satellites".
In verità di loro tutto si può dire tranne che siano inglesissimi: il cantante John McDaid è irlandese, il bassista inglese, il chitarrista neozelandese e il batterista proviene addirittura dal Canada.

Riguardo la produzione tipica british degli ultimi anni in "Satellites" i rimandi sono vari. "Love Break Down" suona Oasis prima maniera, mentre in "Caterpillar Song" e "Better Life" si possono intravedere gli Stereophonics senza la voce rauca di Kelly Jones. Richard Ashcroft non avrebbe scritto di meglio in "The Love You Had".

Così che anche questa volta possiamo trarre un sospiro di sollievo. Un gradevole sospiro. Il brit-pop (non) è morto, viva il brit-pop.

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