Li ho visti l'estate scorsa.... luglio... apertura degli A TOYS ORCHESTRA... ci parlai dopo il concerto e mi dissero che il disco sarebbe uscito ad ottobre... l'ho comprato...

Eccolo qua: copertina stile anni '50 realizzata in scala di grigi, disco volante in atterraggio, nome e relative menzioni inserite come presunti titoli di coda di un film americano retrò; internamente una bella illustrazione, sempre rigorosamente in bianco e nero, raffigurante il presunto (e misterioso) sbarco degli umani sul pianeta Terra. Tutto molto bello, compresa la coraggiosa rinuncia ai colori, imperanti nei magazzini musicali.

Il disco è un delirio!!!

La prima provocazione è già all'apertura, con la delirante, divertente e sfacciata "The cox man", palesissima traccia stile Beatles con tanto di coretti e mini-stonature architettate con attenzione; ad ascoltarla superficialmente sembrerebbe quasi una cover venuta male, ma quando parte "Genealogy" (splendida) si capisce immediatamente che non solo nella open track tutto è perfetto e rigorosamente voluto, ma anche che la storia è un'altra... ritmica andante con il piano che spinge con forza le chitarre, ritornello ossessivo, tre minuti e rotti che hanno l'effetto di catapultare nel disco con la sua dinamica coinvolgente. Atmosfere anni '60 che ritornano più presenti con la bella "Go wild", con il basso che sorregge i continui intarsi di tastiere e chitarre (graffiate e non), e la voce che gioca continuamente tra alti in falsetto e sonorità basse più composte.

Ma non solo di commistione tra anni ‘60 e new wave vive il disco. La prima svolta è con la più moderna (e cattiva) "Generating you", basso sporco e suono molto più vicino all'attuale generazione indie, che apre la strada alla meravigliosa "God bless", voce grezza e malinconica, con i primi insert pienamente elettronici. Siamo ormai nella fase con sonorità spaziali, e se "Life" porta una boccata di gravità con il suo modo di suonare più tipicamente strumentale, "(May) be like god" rialza il tiro verso l'alto, con voce metallica e atmosfera spaziale piena, e con un crescendo finale atteso sin dalla prima nota. Giustamente ambiziosa.

La compagnia (o la solitudine) dell'uomo è sempre in primo piano, in tutta la sua dimensione selvaggia. "Run" avanza tranquillamente tra simil finti carillon e insert di archi , ideale passeggiata lunare prima di "Complicity", attacco incisivo e originale per un suono marcatamente anni '80, che la band realizza fondendo tutte le sonorità finora attraversate. "Complicity" è l'ennesima perla del disco, completa e aggressiva, con un cantato stile Bowie e uno stile modernissimo, pur con radici post punk.

E si finisce così come si era iniziato, con una provocazione musicale di raffinato gusto: con l'attacco di "Us" le sonorità anni ‘60 riprendono evidenti, quasi superflue; vien da sperare che il pezzo (pur ben fatto) duri poco, ed in effetti così è... ma non vuoi che la traccia successiva, come già evidente dal titolo ("The end of us") vada a riprendere lo stesso tema, rileggendolo in chiave moderna? Ed è un pezzo al contempo spigoloso e nostalgico, morbido e tosto, fatto d'atmosfere moderne ed esperienze passate. Più l'immancabile alien track, che vi lascio il gusto di scoprire.

"Genealogy" è per i Vegetable G il disco della discesa sulla terra.

Il mastering sembra volutamente appena abbozzato. La registrazione è ben fatta, gli strumenti si percepiscono nettamente ma non certo in maniera consuetudinaria. Risultato: il disco "pompa" meno, ma i suoni sono decisamente più live, quasi (senza arrivare però a tale estremità) alla The Jesus and Mary chain.

Buon ascolto a tutti!!!!

p.s. Questo disco spacca!!!!!!!!!!

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