Ultima sera del Summer Student Festival, al parco Fistomba, Padova.
Un ambiente perfetto, molta buona musica e alcohol a prezzi oltremodo accettabili.
Dopo Disco Drive e Little Brown che riscaldano l'atmosfera salgono i Velma, trio di Losanna a me prima sconosciuto, ma con in attivo numerosi dischi e collaborazioni (7" con Dalek e un disco di remix con ospiti del calibro di Jan Jelinek, Alog, Terrae Thaemiltz, Köhn).
L'inizio è particolarmente sconvolgente, i tre sono indubbiamente dei Personaggi.
Il cantante a vederlo così, vestito tutto di grigio, con maglione a V senza maniche, capelli bianchi e occhialini, sembrerebbe proprio un pensionato. Il batterista, con un aspetto sicuramente più giovane ma con uguale maglione (con la variante dei rombi colorati invece del sobrio grigiore del suo compare) e il chitarrista, vestito più sportivo e con strani occhialoni da sole.
Comincia lui, mentre gli altri se ne stanno immobili, a strimpellare sulla sua chitarra un motivetto anonimo, cantando stonatissimo "Are you ready?".
"Yes" rispondiamo noi, mica troppo convinti.
"Do you want something louder?".
"Ok", continuiamo noi.
"DO YOU WANT SOMETHING LOUDER?".
"YEAH".
E questi tre se ne partono con un punk/hc abbastanza standard ma che diventa demenziale quando il cantante/pensionato comincia a gridare e ballare. (guardate queste foto per capire cosa intendo: foto 1 e foto 2)
Quasi nessuno del pubblico riesce a trattenere le risate, ma quando finiscono tutto il parco pende dalle loro labbra.
E loro cominciano a starsene là, fermi, immobili, zitti. Guardano il vuoto. E non fanno nulla.
Il pubblico si scalda, qualcuno lancia qualcosa, urla, ma tutti si zittiscono quando dal basso comincia a salire una leggere musica elettronica. Qualche glitch, qualche pad che rilassa l'atmosfera mentre il batterista comincia, battendo sulla gran cassa con la bacchetta. La bacchetta rimbalza e l'elettronica la segue, continua a salire. Comincia una voce, lenta e uniforme. E la chitarra, quasi country, comincia a rendere la cosa veramente irresistibile.
Le voci si moltiplicano. Uno sopra l'altro, cantano cose diverse, ma il risultato è perfetto. Un loop ipnotico di voci chitarra batteria e elettronica che continua a crescere, inesorabile e quasi impercettibile, ma cresce, incantando tutti.
Un dieci minuti di ipnosi che scorrono in un attimo, chiudendosi senza pause in un lieve arpeggio di chitarra. Da qui si apre un pezzo quasi pop, che in certi punti prendeva accenti quasi hard rock, ma sempre molto lento. La voce con uno stile sempre molto uniforme, neanche stesse leggendo la lista della spesa. Ma è perfetta.
Anche questo pezzo comincia a mutare, si chiude in un loop di chitarra e batteria che non si ferma più, come un cd rotto, chitarra e batteria che continuano a colpire nello stesso modo. Un 4/4 continuo con lievi, lievissimi, mutanti cambi di direzione.
Dal pop al minimalismo in 5 min. E dal minimalismo si risale, sempre lenti impercettibili verso l'hard rock, quasi metal, fino all'apice con stop improvviso dei tre e fiumi di applausi.
Il cantante ora quasi esce dal personaggio, comincia a parlare con il pubblico. Fà strani discorsi, parla del cielo che ci sovrasta tutti, di tutto questo materiale che c'è nel cielo, dei pianeti, delle stelle. E mentre continua a parlare il discorso comincia a mutare in musica, la voce si modula, la chitarra comincia a seguirlo e proprio quando la cosa comincia a farsi interessante i tre sono costretti dalla cara polizia municipale di Padova a fermarsi, che mezzanotte e mezza è troppo tardi per far suonare tre geni svizzeri in un parco veneto affollato di studenti alcolizzati.

E a me non resta che tornare a casa e cercare tutto ciò che internet può offrire riguardo ai Velma.
Per fortuna sul loro sito c'è un live registrato qualche mese fa praticamente identico a quello mozzato venerdì scorso, così posso perlomeno ascoltare quello che mi sono perso dal vivo.

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