Questo shoegaze cileno bello sarebbe vicino all'Ortodossia del genere, in particolare agli Swirlies, per linee vocali e chitarre. Nella propulsione finale di Atila si sente tutta la bellezza di un plettrato veloce e monocorde su una chitarra fantasmatica di azoto gassoso. E stacchi furibondi di batteria.
Ma dico sarebbe vicino all'Ortodossia perché c'è questa considerevole discriminante del cantato in spagnolo. Vi posso giurare che non disturba affatto, a parte Quisiste Ver che è una porcata, suona come un pezzo degli Aventura in Paulstretch, o meglio della Laura Pausini latina. Che peraltro una volta dichiarò di ispirarsi agli Yo La Tengo.
Comunque se saltate Quisiste Ver col suo intermezzo parlato imbarazzante, trovate Catedral che è una di quelle ballate avvolgenti e dense di suoni dell'aldilà; e come si incastra l'arpeggio reale e sonnolento nello sciabordio aerostatico della chitarra-ambiente. L'atmosfera è da coloratissima metropoli giapponese andina, alle prime ore dell'alba. La solita goduria, i classici espedienti, e mai che ci venga da pensare che ok basta, non c'è più bisogno.
Tre pezzi + uno brutto per un abbondante quarto d'ora narcolettico e pure mondano. Con Gémini che è una delle migliori eredi di Soon - l'ultima di Loveless - filtrata dagli Swirlies nelle chitarre tremolanti all'estremo, instabili e al limite della cacofonia, con un basso perfetto e pulsante e pure spagnoleggiante a tratti, che è una bella prova di personalità.
Da danzare tra le braccia di Morfeo e di Orfeo; da dormire in pista. Aspettando l'esordio con anticipazione e molta sonnolenza.
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