Ok, ok, solo a leggere il nome Velvet Revolver, ma soprattutto ad andare infondo al booklet e leggere i componenti della band, aveva fatto raggelare il sangue all'ignaro acquirente attratto dal super marketing intrapreso dai distributori. Giustificato, mi pare, ed è di questo che sto cercando di parlarvi.
Innanzitutto per potervi spiegare bene che cos'è Contraband devo spiegarvi chi sono i Velvet Revolver: una super band stile Audioslave, che canalizza la diaspora del meglio del rock "Vintage" '80-90. Guns and Roses e Stone Temple Pilots vi bastano come nomi? Infatti la band vanta membri come il redivivo Slash (reduce da due esperienze discografiche alquanto imbarazzanti) e il buon vecchio Matt Sorum direttamente dagli Stone. Partendo con queste premesse si cataloga Contraband a scatola chiusa nella categoria "o must o flop", riempita da altre all-star band.
Ma dopo avere ascoltato il cd, beh, credo che non ci siano più dubbi sulla portata dell'operazione e sulla qualità della musica, a sentire già la semplicemente superba opening track, "Fall to Pieces", commovente tecnicamente eccelsa, con un feeling che nell'hard rock non si sentiva da davvero parecchio. Skippando avanti le canzoni si sente man mano sempre più l'odore del capolavoro assoluto, o giù di lì, passando per furiosi inni anti sistema ("Big Machine") e travolgenti perle di durezza con riff che per levarteli dalla testa ci vuole la lobotomia coatta ("Slither").
Tecnicamente i non giovanissimi Velvet Revolver si comportano benissimo sotto ogni frangente, con una lead guitar che fa faville (anche senza però impegnarsi e/o tirarsi troppo, come anche lo stesso buon vecchio Slash ha ammesso) e una voce che scioglie il granito, supportata da testi dall'emozionale al superficiale hardcore-style, non facendo mancare proprio nulla, anche all'ascoltatore più esigente.
Se il 90% dei critici l'ha definito il miglior disco rock del 2004, un motivo di certo c'è.
Consigliato.
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