Il panorama musicale Italico attuale è a dir poco desolante.

Fra gente che non si scrive manco i pezzi da sola e che probabilmente l'ha data al discografico giusto al momento giusto, cantautori (mah…) cinquantenni che non hanno più nulla da dire e campano su canzoni infarcite di volgarità assortite e videoclip in cui rimorchiano ventenni in bikini, e pseudo-artisti che spacciano per novità la solita canzone suonata da vent'anni, trovare persone che fanno musica solo ed esclusivamente per passione è arduo.

Partirono così anche i capitolini Velvet: "Boyband" li scaraventò in heavy rotation e, quella che doveva essere una satira su una moda imperante in quel periodo (Backstreet Boys, 5ive, ‘N Sinc… ), li trasformò loro malgrado in merce da classifica per bambinette. I primi segni di insofferenza si manifestano nel secondo lavoro "Cose Comuni": rimangono ammiccamenti alla Fimi-Nielsen, ma in alcuni punti ("Perfetto Perdente?", raccomandata ai fan sfegatati dei Blur di "The Great Escape", e la splendida "Funzioni Primarie") la cosa si fa interessante.

Ma in "10 Motivi" la mutazione è sconvolgente: i ragazzi ci sanno fare, eccome. Sbattuta la porta della vecchia casa discografica (che voleva continuare sulla falsariga dei primi due LP), si ripresentano col singolo (e opener dell'album) "Luciano Ti Odio": tanto per capire che aria tira, piovono minacce di querela da vari discografici (coda di paglia?) per il testo del pezzo, che per inciso non nomina mai nessuno ("Sono l'insetto nel tuo orecchio/l'infezione delle tue emozioni"). Musicalmente, le chitarre si fanno più taglienti rispetto ai precedenti lavori, e la radiofonicità è sacrificata per far posto a una melodia magari meno incisiva, ma più appropriata alle liriche. "Miele" segue la stessa strada, ma appesantendo ancora di più la sei corde. "Ti Direi" è il primo gioiello: inizia in maniera ossessiva con una partitura musicale molto basica, per esplodere nel finale in un vortice di chitarre e batteria. E, se "Sette Secondi" riprende eccessivamente le sonorità dei Subsonica, "Un Altro Brutto Giorno" è un pezzo rock veloce ed ispirato dal black out di qualche annetto fa durante la notte bianca a Roma. "Miss America" spinge sull'acceleratore brit-rock ed è stata scartata da un vecchio Sanremo (di conseguenza, gran pezzo… ), mentre "Il Mondo E' Fuori" possiede un ritornello alquanto orecchiabile caratterizzato, nel ritornello, da un cantato in falsetto sovrapposto ad alcune parole ripetute ossessivamente. La ritmica del pezzo ricorda da vicino la vecchia "Columbia" degli Oasis. "24 Ore" è, a dir la verità, trascurabile; al contrario, la successiva "Non E' Sempre Un Gioco" è forse il miglior brano dell'intero disco, con le sue chitarre che richiamano quel grandissimo pezzo che era "Politik" (Coldplay) e il cantato basso ed incisivo.

Chiude ottimamente l'album "I Tuoi Guai (E Ne Hai)", con il suo cantato-urlato nel ritornello e la lunga coda strumentale di stampo chitarristico nel finale. Nella versione dopo-sanremo (sic) dell'album, in aggiunta le trascurabili "Dovevo Dirti Molte Cose" e "Confessione Di Una Mente Pericolosa". Bravi i Velvet: non basterà un solo album per cancellare del tutto la fama che si sono (giustamente) procurati, ma partenza migliore di questa era difficilmente immaginabile.

Promossi a pieni voti, in attesa di conferme.

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