I Vendetta Red sono di Seattle, da cui hanno ereditato l'anima punk per poi riadattarla ad un emo rock tra il melodico e l'hard, tendente alla ricerca di una certa epicità.

Questo loro terzo album è abbastanza omogeneo, caratterizzato in particolare dalla voce di Zach Davidson, che salta dall'armonioso alla degenerazione squilibrata, sostenuta da arpeggi di chitarra che diventano palate, da una batteria che bussa poi irrompe e da un basso pulito e intrigante. Spiccano canzoni come "There Only Is" che ti culla sulle nuvole per poi lanciarti nel vuoto planando e venendo travolti dalle grida pazzoidi del cantante, che non si differenziano molto da quelle schizoidi dei Blood Brothers; questo è il filo conduttore dell'intero album. "Opiate Summer", senza fare eresie, ricorda lo stile dei Blink 182; tranquilli arpeggi e un breve coro da baracca esplodono in "Shatterday" e sono ancora urla che squarciano il cielo. Trovano spazio anche ballate che non rinunciano però allo stampo punk rock; il suono è fluido, ben definito, anche quando si crea un muro al cospetto del quale ci sentiamo piccoli ma molto partecipi. "Lipstick" ha un ritmo spezzato, intrigante: si carica e frenetica si frammenta; qui le sonorità possono ricordare quelle dei Muse di "Muscle Museum", soprattutto lo sbrindellato finale stile preceduto da un coro quasi angelico.

"P.S. I Love The Black" è strepitosa, un degno finale carico di pathos. Sicuramente aver visto i Vendetta Red aprire il concerto dei Korn mi ha dato un incentivo notevole ad apprezzarli: Zach sembrava Robert Plant: petto nudo, pantaloni a zampa, riccioli d'oro e falsetti poco propedeutici, ma farsi trasportare dall'epicità di questa canzone di chiusura è incredibile. Affannosa la sorta di rap alla Corey Taylor nel finale; la chitarra squarcia le vene, batteria e basso pulsante si sostituiscono al battito cardiaco e le urla sono ictus che ti sconvolgono la psiche.

Se al termine dell'ascolto vi trovate con la casa sottosopra cazzi vostri.

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