Chi cerca trova. Vero. Ma la cosa diventa un po' più difficile se non si sa cosa cercare, o meglio "chi" cercare. Già, quella maledetta melodia orientaleggiante, sentita per caso alla radio nel lontano 1989, aveva tormentato i miei sogni di giovane metallaro con addosso più brufoli che borchie per dodici lunghi anni. Un giorno però convinsi un mio carissimo amico a rovistare nella sua immensa collezione di riviste Metal nella vaga speranza di trovare un indizio. E così, tra un "te li ricordi questi???" o "e questi chi cazzo erano?!?", passammo un piacevole pomeriggio persi tra articoli di gruppi ormai sciolti e foto di tizi coi jeans rigorosamente elasticizzati e scarpe da basket bianchissime e morbidissime. Poi, ormai rassegnato all'idea di essemi sognato tutto, il mio occhio cadde su una piccola scritta in grassetto: "Vengeance - Arabia" e... Bingo! (per dirla alla Mike Bongiorno). Il resto, senza annoiarvi ulteriormente, ve lo lascio immaginare.
"Arabia" è il quarto e migliore album dei cinque hard-rockers olandesi, fautori di un poderoso e variegato Hard n' Heavy, sicuramente debitore di AC/DC e Van Halen, ma che non manca di sorprendere l'incauto ascoltatore (chissà perchè sto povero ascoltatore fà sempre la figura della merdaccia...) con soluzioni davvero originali e un pizzico di sana ironia. Nel gruppo militava un certo Arjen Lucassen, forse noto ai più per aver avviato a metà anni '90 il progetto Ayreon e che anche qui non nasconde la sua bravura e il suo eclettismo. Ma anche i suoi compagni non sono da meno, su tutti l'istrionico cantante/folletto Leon Goewie in possesso di una "vociazza" potente e molto personale (e che un critico dell'epoca definì come un incrocio fra Sebastian Bach e Bruce Dickinson). Ed è proprio lui a caratterizzare al meglio la title-track che parte con una melodia arabeggiante per poi esplodere in un riffone sorretto da una batteria tanto semplice quanto possente; un brano che non esiterei a definire di Epic Metal, ma alla maniera dei Vengeance. Di tutt'altro registro invece le scanzonate "The Best Gunfighter In Town", "Broadway-Hollywood-Beverley Hills" (con un medley che cita "Smoke On The Water" e "Ain't Talkin' 'Bout Love") e "Wallbanger", il cui riff trasformerà le vostre misere casse in un muro di Marshall. Autentico Power anni '80 è invece "Castles In The Air" col suo inizio di clavicembalo e la sofferta voce di un ispirato Leon Goewie, un brano che non sfigurerebbe nel repertorio dei migliori Helloween con Andi Deris. Impossibile fermarci qui vista la grande varietà stilistica dell'album (che vanta anche una produzione potente e tutt'altro che datata) e così ecco ancora atmosfere epiche in "Cry Of The Sirens", gli arpeggi dell'immancabile ballad "If Lovin' You Is Wrong" e in chiusura la festosa "How About Tonight", spassoso esempio di Country Jazz Boogie Metal con tanto di banjo e reminiscenze David Lee Roth con cui i nostri ci salutano.
Aggiungo che la ristampa in CD comprende anche due ottime cover: "Bad Boy For Love" dei Rose Tattoo e "Just What My Doctor Ordered" di Ted Nugent, più un secondo CD con versioni demo e un inedito. Insomma, per usare le loro parole: "Odiate l'Hard Rock? Scommetto che non avete mai visto i Vengeance!".
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