Giunge come un fulmine a ciel sereno il nuovissimo "opus" discografico marchiato Venom, tornati in carreggiata con una reunion che sarà (soltanto) clamorosa sotto il profilo live. A livello compositivo non mi vien da dire lo stesso se andassi a riesumere il ricordo del precedente "Metal Black", osannato soprattutto da coloro che hanno saputo accettare da questa band anche i troppi passi falsi dell'ultimo decennio, ma non dal sottoscritto che lo trovava completamente spento e privo di quel mordente necessario che avrebbe permesso loro di giungere nuovamente ai quei livelli ai quali devono oggi la loro consacrazione.
Senza nulla togliere alla storia della band inglese, il presente lavoro purtroppo non fa altro che confermare la scarsa vena del disco precedente, con brani senza troppe pretese, che circolano liberamente in una specie di thrash ‘n’ roll che, in definitiva, risulta essere privo di energia e incapace di evitare all’ascoltatore copiosi sbadigli. Tutto ciò ha comportato, seppur parzialmente, al raggiungimento di un solo obiettivo: ottenere un suono essenzialmente ruvido, corposo e al tempo stesso dinamico, con l'appoggio di Cronos che è pronto a fare la parte del leone e il nuovo chitarrista Rage che pare ben più dotato del carismatico e storico Mantas. Oltre a questo manca originalità, fantasia compositiva e voglia (non credo dipenda dalle rispettive capacità) di scrivere nuovamente un album di alto spessore.
Gorgogliando zolfo quanto basta, brani come "Hand of God" (che ricorda lontanamente le sconvolgenti atmosfere di "At War With Satan") "Evil Perfection", il nervoso "Kill The Music" ed il significativo "Armageddon", costituiscono il poker di tracks determinante di un disco che comunque non è all'altezza della lugubre e storica fama del three-piece inglese. Diciamo che ho voluto tirare dal lavoro quanta più "roba positiva" possibile poichè, oltre a quella, niente merita di essere ascoltato. A maggior ragione se dovessi parlare della parte finale dell'album, nella quale, si avverte la stanchezza, la perdita di carisma e di lucidità che li aveva resi protagonisti sulla scena metal a livello mondiale con i loro primi, indimenticabili lavori. Gli inventori del divino "Black Metal" dovrebbero smettere di continuare a produrre questi tipi di lavori. Dico la verità, a mio parere, sarebbe molto meglio che lungo la loro carriera discografica non vengano segnalati proprio gli ultimi scadenti lavori e i fan siano tenuti, per primi, a ricordarli e ad apprezzarli soltanto per i loro primi tre capolavori.
Infine dobbiamo tener presente una nota alquanto ironica. Come possiamo tranquillamente vedere, questo three-piece, soprattutto dagli anni Novanta in poi, ci ha spesso concesso, in modo alternato, un disco sufficiente con un altro quasi sinceramente da dimenticare. Tuttavia questa curiosa faccenda non è stata nemmeno rispettata e, di conseguenza, dopo il non prestigioso "Metal Black" siamo di fronte ad una delusione ancor più profonda targata, questa volta, "Hell".
La sensazione ultima che mi hanno conferito è stata quella di trovarmi di fronte ad un gruppo che ormai ha fatto il suo tempo; non mi stupirei in ogni caso se nel 2010 sarò ancora qui a recensire un nuovo disco targato Venom, intitolato, che ne so, "Satan"?
...hanno cosparso di cruda cenere il loro tanto adorato capo di Satana...
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