Cosí lontani e cosí vicini, questi Venus, all'Italia: loro sono Belgi, come gli imprevedibili dEUS o gli americanizzati Soulwax.
Il loro disco "Welcome To The Modern Dance Hall" è firmato Sonica, una etichetta italiana di un certo signor Gianni Maroccolo (Ferretti, Ferretti sempre Ferretti. Ma nel progetto CCCP-CSI chi c'era al basso?).

Hanno aperto i concerti dei nostri Marlene Kuntz durante il tour del loro ultimo cd live ed instaurato un rapporto di stima-amicizia con gli Scisma (con cui hanno scritto la toccante "I Am The Ocean", presente anche nel disco "Armstrong" del gruppo italiano).
I Venus sono tra di noi: come fantasmi, una presenza impercettibile ed estranea.

Sentendo questo loro primo lavoro è impossibile capire come, con il loro concentrato di melodia, di freschezza e con la spinta di un'etichetta tutta italiana, non siano riusciti a sfondare nel nostro paese. La verità? In sé nascondono quel gusto di tentare nuove strade compositive, con una formazione atipica composta da voce-chitarra, contrabasso, violino e batteria che tanto spaventa il nostro mercato discografico.
Ci hanno provato i Quintorigo, e ci sono in parte riusciti.

Canzoni forse meno impertinenti quelle dei Venus, ma solide e ben strutturate. Insomma, è impossibile non resistere ad una signora canzone come "White Star Line" (è stato amore al primo ascolto), alle pizzicate di violino di "Royal Sucker" e alla freschezza di "Pop Song".
E che dire del ritmo incalzante della simpatica "She's So Disco", in cui acustica in bottle-neck e violini si alternano e fondono, tra elettro-influenze e variazioni che non trovano nessun ostacolo ad entrare nella testa dell'ascoltatore, per poi rimanerci.

Davvero una piacevole scoperta.
Info e curiosità: il disco è del 1999. Nel 1998 sotto BMG/RCA è uscito il "Royalsucker EP", esordio ufficiale della band. Il nome "Venus" è una citazione della canzone "Venus In Furs" dei Velvet Undergound.

[Esiste anche un sito ufficiale]

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