I Verdena sono probabilmente la band più credibile in ambito alternative negli ultimi anni (insieme al Teatro degli Orrori e ai vecchi ODM). Lo dimostra il fatto che un disco come "Requiem", invece di muoversi ulteriormente nel mainstream (tendenza di moltissimi gruppi italiani), si arrischia a dilatare ulteriormente le influenze e i suoni della band bergamasca.
Certo il trio divide: li si ama o li si odia. Ma questa è una caratteristica che ogni grande band ha. A qualche mese di distanza dal loro ultimo LP, vede così alla luce "Canos EP". Questa è già di per sè una novità visto che non era mai successo in casa Verdena che l'album anticipasse il singolo. La canzone apripista, "Canos" appunto, è uno dei loro pezzi migliori, molto influenzata da sonorità ovattate alla Queens Of The Stone Age ultimo periodo e da un testo in cui si riconosce lo zampino del Barrett solista.
"Malaga" è un breve intermezzo di Alberto direttamente catturato dalle sperimentazioni di dischi di Aphex Twin o Radiohead periodo elettronico. "L'ora è buia" è un classico pezzo alla Verdena, con un bridge molto simile a quello di "Isacco nucleare".
"Parabellum" è un pezzo molto ostrico che si dipana tra chitarre acustiche, voce sussurrata, terzine a profusione del sempre ottimo Luca Ferrari, synth in avaria, rumorismi vari che compaiono e scompaiono. Il pezzo è stato composto traendo ispirazione da alcune tracce registrate da D.Rad (Almamegretta) prima della sua morte. "His latest flame (Marie's the name)" è una cover molto bella e fedele di un pezzo di Elvis degli anni '60, dove Alberto si dimostra all'altezza nel difficile ruolo di imitazione della splendida voce di Presley.
Chiude il pezzo "Fluido", una canzone oscura strutturata in due parti distinte: la prima molto sperimentale e per certi veri accostabile al "Kyrie eleison/Mardi Gras" degli Electric Prunes; la seconda molto più rumorosa, tra Melvins e (vagamente) Tool.
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