Li definivano, e magari c'è chi li definisce tutt'ora, gli eredi italiani dei Nirvana.
Nel 2004 i Verdena sfornano "Il suicidio del Samurai", album ruvido, sporco, neo-melodico, allucinante e a tratti scioccante in tutto e per tutto. I testi, quasi tutti parlano d'amore o di solitudine, sono composti da frasi che in molti casi sfiorano il nonsense, frasi fredde, frasi calde che arrivano dritte al cuore come una pugnalata in piena regola; la voce esce fuori dai canali, gli sgolamenti ci sono e si sentono ma ci stanno da Dio, è maledettamente tutto così ruvido, così grunge, così assurdo da non sembrare vero. Riff di chitarra superdistorti e prolungati, assoli così sdatti, così casuali ma incantevoli, batteria frastornante ma precisa...ecco gli elementi da mescolare insieme per ottenere un disco dei Verdena.
Forse il segreto dei Verdena è proprio quello di essere dolcemente violenti, di riuscire a stendere poesie su un tappeto musicale magico fatto di feedback e distorsioni; se ci penso, i bellissimi testi non sono complicati più di tanto, direi che sono schietti, ma comunque riescono ad incantare, a trasportare, a farti sentire liberamente vuoto dentro.
Le 11 canzoni si discostano un pò da vecchi pezzi come "Piuma", "Dentro Sharon", "Ovunque", "Meduse e tappeti" etc. etc. ...sembrano più studiate, più mature, strumentalmente più avanzate, anche grazie alla nuova entrata, Fidel Fogaroli alle tastiere "impazzite".
"Logorrea (Esperti all'opera)" è la traccia che apre le danze; canzone distorta, malata ("esperti di moda si grattano la gola" e "ingoia il rospo"), spaccatimpani e martellante al punto giusto, la voce e la chitarra sono un'aspirale ipnotica allucinante, paranoicamente splendida! "Luna" prende un pò dagli Smashing Pumpkins, da notare come nel ritornello la voce esca completamente fuori, la gola di Alberto brucia come il suo assolo finale, testo semplicemente e follemente onirico ("dipingimi distorto come un angelo anormale che cade"), psicadelico, oserei dire. La terza traccia, "Balantine", si apre con un rullo di tamburo, che illude chi ascolta che alla fine di esso ci sarà un riff delirante, invece emerge fuori una dolce melodia in stile "Come sempre" dei Negramaro che accompagna un testo altrettanto dolce ma (non so come ci riescono) spaccabudella e scioglighiaccio; ottima traccia.
L'album quindi alterna momenti di squilibrio violenti a momenti di squilibrio decisamente più delicati; tra i brani da tenere ben in mente abbiamo: "Glamodrama" (delicata fino a che non arriva il ritornello), "17 tir nel cortile" (psicadelicamente unica) e "40 secondi di niente" (una rosa con molte spine). I Verdena non perdono alcuni marchi di fabbrica ma, al contrario, li ampliano fino a toccare la perfezione quasi totale per un album rock alternativo italiano. Ben fatto, davvero ben fatto!
Consigliato a chi ascolata grunge, rock alternativo e gruppi come Marlene Kuntz, Nirvana, Foo Fighters, Afterhours o Verbena (gruppo statunitense che, agli inizi, constrinse gli allora Verbena a cambiare nome in Verdena).
Carico i commenti... con calma