Un "angelo anormale", suicida e malinconico, c'introduce nella residenza dei samurai italiani del rock'n'roll. Francamente nulla a che vedere con l'ondata new(York) rock. I Verdena marciano al loro passo soltanto, conservando le loro evidenti (ma non così spudorate) influenze e lavorando costantemente sui contrasti di melodia e brillanti sprint elettrici.
Possiamo girarci intorno quanto desideriamo che al rock'n'roll non c'è concessa via d'uscita.
Non è un problema. Semmai interessa che Il singolo che fa strada ai possibili contenuti del long – playing, in uscita a fine mese, è una specie di inversione alle dilatazioni liquide di "Solo un grande sasso".
In "Luna" aliti di poesia sonora, fragili ma incontenibili, viaggiano in un sentiero trascurato nelle risonanze del cosiddetto alternative degli anni '90.
Il gioco delle influenze funziona, a patto che le stesse siano formate e composte a propria arte, come creta stemperata.
La pacatezza selvatica di "Harvest" del buon Neil Young spezza (forse troppo spesso) le tensioni ansiose dell'acustica verdeniana. Ma è un attimo. "Le tue ossa nell'altitudine" è già lì in attacco dei tuoi affetti più frangibili. Disorienta e vacilla in acque (a tratti) poco rassicuranti che non accolgono troppe meditazioni prima del sopraggiungere di una schiamazzata burrasca.
"Apice" è lo spasso dei sottofondi perturbatori in una piccolina e meravigliosa melodia cristallina che poco resiste ad uno schianto, questa volta inatteso. La batteria ad intermittenza rende l'idea dell’ansiogena (in senso buono) questione descritta, meno ermeticamente che in passato, nel testo.
Sigilla l'allestimento l'acido e (tutto sommato) divertente esperimento di "Omashee" che evade parecchio dal consueto standard sonico dei Verdena.
"Il senso d'urgenza" rimane spesso il surplus dei (con l'aggiunta del nuovo membro Fidel al Rhodes e mellotron) quattro. Il rovescio della medaglia sta semmai nel fatto che essi debbano lavorare su qualcosa che potrebbe conservarsi maggiormente nel tempo.
Non penso abbiano altro in programma, loro, perciò... i pazienti attenderanno.
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