Vernon Reid & Masque 'Other True Self' Cinema Kursaal, giovedì 9 febbraio 2006, ore 21 Porretta Terme (BO)
Vernon Reid - chitarre, Hank Schroy - basso, Leon Gruenbaum - samchillian tip tip tip cheeepeeeee, tastiere, Don Mckenzie - batteria
I 'Masque' sono una delle varie anime del grande chitarrista newyorkese Vernon Reid, già ospite di Porretta Terme con gli 'Yohimbe Brothers' in un memorabile concerto tenuto a luglio dell'anno scorso al Parco Roma. La formazione è nata in un periodo difficle e significativo per Reid, dopo lo scioglimento dei Living Colour, nel 1995, la band che gli ha dato la fama planetaria e lo ha portato, più di altre, all'attenzione del grande pubblico. Nel 1996 esce, infatti, 'Mistaken Identity', primo disco ad opera dei Masque, di una portata innovativa e di una originalità davvero rare; vi partecipavano Don Byron, al clarinetto e alle ance accanto al rapper Beans e a DJ Logic, oltre che Hank Schroy, Leon Gruenbaum e Don Mckenzie. Un linguaggio quanto mai eclettico, pieno di accostamenti sonori e stilistici del tutto inconsueti; si può dire che se Don Byron si è guadagnato la fama di aver 'risuscitato' il clarinetto, lo si deve anche al suo contributo a questa musica nella quale riecheggiano, in una sintesi apparentemente impossibile, il rock, il jazz, il rap, il free, l'hip hop.
I tempi sono cambiati e le tensioni all'interno dei Living Colour sciolte; il grande quartetto capostipite del black rock, con alle spalle oltre 4 milioni di dischi venduti e due Grammy Awards, si è ricostituito e ci ha regalato lo splendido 'Colleidoscope', carico di riferimenti e riflessioni sul 9/11 e sulla spaventosa reazione americana, mentre i Masque, ridotti nell'organico al quartetto che vedremo a Porretta, hanno portato in sala di incisione 'Known Unknown' nel 2004 e 'Other True Self' tra la fine del 2005 e l'inizio del 2006, per la favoured Nations di Steve Vai.
Già il titolo la dice lunga sulla ricerca continua che Vernon Reid porta avanti su una strada tanto solitaria quanto originale; per dirla con le sue stesse parole i Masque sono 'il luogo in cui rock, jazz, hip-hop e tecnologia si incontrano', e ciò che colpisce profondamente è la spontanetà improvvisativa di uno dei più grandi chitarristi oggi viventi, l'eclettismo libero e disordinato che traspira dai suoi fraseggi inusitati e da una tecnica a dir poco impressionante, oltre che la ricerca sonora. La formazione 'ridotta' a un quartetto ha dato la possibilità a Hank Schroy, Don Mckenzie e Leon Gruenbaum di esprimere più a fondo i veri musicisti che sono. Il Reid di quest'ultimo disco è quello della scena musicale d'avanguardia di New York, al quale nulla piace di più che distruggere prconcetti musicali e convenzioni; è quello che ha collaborato con i Public Enemy, Mick Jagger, Carlos Santana, The Roots, Tracy Chapman, che ha prodotto album nominati al Grammy per Salif Keita e James Blood Ulmer e composto colonne sonore per film (ad es. 'Johnny Mnemonic', 'Five Fingers'), teatro, danza (ricordiamo 'Time Zones', per la squola di Harlem di Bill T. Jones). 'Other true Self' non nasce dal solipsismo di Reid, ma è un disco più 'corale'; gli autori delle belle composizioni sono a turno tutti i membri della band, oltre che Vernon, e non mancano originali rivisitazioni di cover ("Wild Life" del Tony William's Lifetime, "Enjoy the Silence", dei Depeche Mode', e "National Anthem", dei Radiohead). Si va dal rock duro dissolto nel blues di 'Game is Rigged' al reggae di 'Flatbush and Church Revisited'; Reid e Gruenbaum dialogano con gli assoli sul ritmo funk di 'Wild Life', e, in generale, sembra di notare una maggior ricerca della melodia di quanto non accadesse sulle precedenti incisioni.
C'è da giurarci, 'Other True Self' non sarà che un'altra traccia, il segnale di un punto di passaggio di questo quartetto newyorkese. Se c'è un tratto che contraddistingue, infatti, i concerti dei Masque, e tanta grande musica, è la libertà e la voglia di giocare con i suoni, il desiderio di spingersi gioiosamente e faticosamente su territori sconosciuti agli stessi protagonisti, la dura ricerca della spontaneità e di se stessi a dispetto del già detto e del già sentito.
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