I Vex Red non esistono più. La band ha fatto fuori Terry, il cantante e autore delle lyrics, e ha deciso di continuare con un altro singer, sotto altro nome, ma con la stessa casa discografica, la I Am Recordings, del noto produttore Ross Robinson.
E fu proprio Ross a scoprire questa band inglese, tramite un concorso lanciato sulla rivista Kerrang, e a lanciarla sul mercato discografico, forte del suo stesso grande lavoro in fase di produzione e concezione dell'album, e di canzoni effettivamente buone, curate nel minimo dettaglio, ricche di suoni interessanti e azzardati, ma mai banali. La band pareva lanciatissima (Rocksound lì sbatté in copertina; fecero da spalla agli staind nel loro tour europeo, si parlava di collaborazioni coi Cure, anch'essi ormai approdati in casa Robinson), ma il botto commerciale - eventualmente meritato - che in molti si aspettavano non arrivava, e addirittura venne fuori la notizia dell'inaspettato scioglimento, per motivi non ancora chiari.

Resta però questo disco, che per quanto mi riguarda, fu uno dei migliori del 2002. Si parte con the Closest, e subito ci si rende conto di quale aria tiri in questo album: Deftones, Cure, Nine Inch Nails... tutti grandi nomi che si illuminano nella nostra mente canzone per canzone, influenze e citazioni degnissime e tutto sommato personali, che arricchiscono le undici canzoni qui presenti di idee ben amalgamate e funzionali alla struttura canzone. Dermo, il secondo brano, parte con delle note di piano sommesse e desolate, per poi sfociare in un clamoroso sfogo distruttivo nel ritornello, in cui il batterista Ashley Soan esegue dei tempi dispari da virtuoso dello strumento, che infine portano dritti alla canzone portante di questo disco, il singolo principale dell'album: Can't Smile. Canzone che sembra non partire mai, ti inganna a tradimento con un finale da esaurimento nervoso, violento e disperato, come i toni di questo disco, spesso affini alle liriche di Robert Smith.
Il disco prosegue infatti su questo sali e scendi di emozioni, alternando appunto atmosfere di calma surreale e di tristezza (Untitled, Bully Me), a sfoghi di rabbia degni dei Nine Inch Nails di Broken (le chitarre di Clone Jesus ricordano la storica Wish) e di the Fragile (Cause and Solution-->Just Like You Imagined).

È un bell'esordio, che prometteva tantissimo: peccato. Resteremo ad aspettare il nuovo album, se e quando arriverà, della nuova band (che a quanto pare potremmo ritrovare come collaboratori del prossimo album dei Cure, atteso per maggio); nel frattempo, io vado a riascoltarmi Start with a Strong and Persistent Desire, a presto.

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