In un periodo come questo in cui i partiti della sinistra parlamentare faticano a trovare un punto di contatto con la loro base elettorale storica lasciando spazio al populismo di destra è interessante ripercorrere le origini della sinistra comunista nel libro di V.I. Nevskij "Storia del Partito bolscevico. Dalle origini al 1917", edito da Pantarei. Nevskij, bolscevico della prima ora giustiziato durante gli anni della controrivoluzione staliniana, propone un'opera "destinata agli studenti", con lo scopo di avvicinare il lettore non solo alla scienza marxista ed al modo in cui questa si è sviluppata in Russia, ma anche di descrivere con accuratezza le condizioni storiche e sociali che hanno permesso il successo della Rivoluzione di ottobre del 1917.

L'opera, quasi un romanzo corale, non è eccessivamente lunga e grazie ad una scrittura piuttosto semplice, si fa leggere senza particolari difficoltà, malgrado l'argomento affrontato non sia dei più "leggeri". Nevskij espone i vari avvenimenti in modo cronologico, partendo dalla nascita della classe operaia russa e dei primi movimenti di ispirazione socialista fino alla Rivoluzione finale, passando per la fondazione del Partito Operaio Socialdemocratico Russo (POSDR) e le varie spaccature interne alla sinistra russa. Ciò che stupisce maggiormente il lettore meno informato è infatti l'enorme numero di correnti ed organizzazioni presenti all'epoca, ognuna delle quali si distingueva dalle altre per analisi e prese di posizione che al giorno d'oggi, abituati soprattutto al trasformismo parlamentare, con partiti che passano da una coalizione all'altra a seconda delle occasioni, potrebbero risultare difficili da comprendere. Oltre alla "storica" opposizione tra le due principali correnti della socialdemocrazia russa, menscevichi e bolscevichi, sarebbe risultata importante anche la presenza di socialisti rivoluzionari e populisti, senza dimenticare l'infinità di pubblicazioni, moltissime delle quali ebbero una durata di pubblicazione effimera, che animavano la vita politica del periodo. L'opera è inoltre arricchita da stralci di lettere scritte dai protagonisti del periodo (Lenin, Martov, Plechanov) e da estratti da giornali come l'Iskra e la Pravda. Oltre alla mille divisioni, però, va anche sottolineato uno dei motivi principali che portarono alla vittoria dei socialdemocratici, ovvero l'enorme lavoro svolto tra il popolo, nelle campagne come nelle fabbriche, quella che oggi verrebbe definita una "presenza capillare sul territorio", grazie alla quale il pensiero di Marx ed Engels non sarebbe rimasto pura teoria per intellettuali da salotto ma avrebbe dimostrato la propria validità in un contesto reale.

Il lavoro di Nevskij, scritto nel 1925, potrebbe, sotto questo punto di vista, rivelarsi persino illuminante per qualche amministratore dell'attuale sinistra italiana, oggi fin troppo impegnata a parlare a sè stessa o ad intavolare infinite discussioni sul nulla (mi viene in mente la recente telenovela estiva sul chiamarsi o meno "compagni"), facendo capire nuovamente l'importanza di uno stretto rapporto, costante e capillare, con le masse popolari che si vorrebbe rappresentare. Malgrado si tratti, naturalmente, di un'opera di parte, mi sento comunque di consigliarlo a tutti, soprattutto a chi vorrebbe approfondire un periodo storico così intenso ed affascinante. 

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