Stare al passo con la numerosissima produzione di Vic Chesnutt non è cosa semplice. Ed è cosi che a due anni di distanza dal bellissimo "North Star Deserter" esce "At The Cut"; album che non si differenzia oltremodo dal precedente, ma traccia una linea ancora più marcata sull'affascinante connubio tra songwriter e orchestralità post-rock. Sono infatti ancora presenti Guy Picciotto dei Fugazi e diversi artisti orbitanti intorno ai Godspeed You! Black Emperor e ai Silver Mt. Zion.

"At The Cut" si muove sui soliti toni dolenti e decadentisti di Vic, mai sovrastati dall'epicità dell'accompagnamento educato degli artisti sopra citati. Non mancano certo episodi più energici e nervosi, come "Coward" e "Philip Guston", affascinanti brani in crescendo, lo stesso fa lo splendido sfogo di "It Is What It Is", o la straziante "Chinaberry Tree"; ma l'album si svolge principalmente su calme ballate dal sapore rammaricato e lamentoso, che solo raramente si lasciano andare in momenti di misurata dolcezza, come avviene in "Concord Country Jubilee". È  anche l'intimità che ricorre sovente durante l'ascolto, prendete brani come "When The Bottom Fell Out" o "Granny", quest'ultime vere messe in scena di uno stile da "mi è rimasta solo la chitarra e ci canto sopra".

Ed è proprio questo pensiero che il nostro caro Vic ci vuole trasmettere; la forza per andare avanti, come fa lui, catturato in quella sedia a rotelle dove appunto, solo la voce e la melodia sono libere.

Un album pieno di pura umanità questo, destinato a diventare un gioiello della buona musica.

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