Victor Lemonte Wooten nasce nel 1964 nello stato della Virginia (USA); fin da giovanissimo, cercando con le sue piccole mani il contatto diretto con gli strumenti musicali, dà segno di una particolare attitudine e di un precoce interesse nei confronti della musica, ma il suo talento innato verrà fuori solo una volta raggiunta l'età giusta per imbracciare il basso elettrico. Dall'età di cinque anni suona insieme al gruppo dei fratelli, i "The Wootens", col passare degli anni collabora con diversi musicisti ma la vera svolta arriverà nel 1988 quando viene invitato da Bèla Fleck (banjo), a diventare il bassista ufficiale dei "Bèla and the Flecktones", formazione di jazz fusion dal grande spessore tecnico e valore creativo che ha avuto il merito di ottenere diversi riconoscimenti grazie alla sua fusione di sonorità bluegrass (genere che fonde la musica irlandese al blues e al gospel), jazz. e funk. A partire dal 1996 il ragazzo dalle mani magiche intraprende una carriera da solista, grazie alla quale verrà consacrato definitivamente dalla critica come uno dei più gradi bassisti di tutti tempi, in particolar modo anche per le innovazioni che portò alla tecnica dello "Slap"
"Palmystery" (2008)
1 2 times
2 Cambo
3 I saw god
4 The lesson
5 Left, right, e center
6 Sifu
7 Miss U
8 Flex
9 The gospel
10 Song for my father
11 Happy song
12 Us 2
La quinta pubblicazione in studio del musicista lo vede abbracciare maggiormente le sperimentazioni; pur non abbandonando quella predisposizione funk-jazz che ha contraddistinto le sue pubblicazioni precedenti e da sempre cataloga genericamente il suo modo di suonare, il bassista rinnova il suo sound puntando su sonorità più particolari che trovano il loro culmine specialmente nella bellissima "Sifu"; tra rarefatte e malinconiche atmosfere (create con il supporto di tappeti di tastiera) e voci campionate, emerge da lontano l'arabegiante lamento di Amir Alì e Alvin Chea; sopra questa "coreografia" di suoni Victor Wooten, Mike Stern (chitarra) e Shawn "Thunder" Wallace (sax) , ricamano le loro linee melodiche ed improvvisazioni intrecciandole spesso tra di loro creando un crescendo di emozioni destinato purtroppo a finire dopo circa 7,30 minuti di durata. Amir Alì, oltre a prestare la sua voce in alcune composizioni dell'album, è anche compositore insieme a Wooten del funk-jazz "Cambo", dove nuovamente le melodie arabegianti fanno la loro comparsa per poi essere mitigate dall'intervento della voce femminile di Saundra Williams, portando così il tema iniziale ad una dolce variazione; vi assicuro puro godimento nello scambio di soli ritmici tra percussioni e il solidissimo slap di Wooten, il quale riprenderà, per portare a conclusione il brano, quel dolce discorso iniziato dalla Williams improvvisando come solo un maestro come lui sa fare. Richiama in maniera evidente il flamenco, il bellissimo solo di basso "The lesson"; il suo modo di suonare è sempre difficilmente imitabile, anche se qui, il bassista non si spreca in troppi virtuosismi prediligendo la semplicità ad intricate evoluzioni tecniche.
La fusion più tradizionale fa la sua apparizione con "Left, right, e center" dove Mike Stern, Victor Wooten e Neal Evans vengono sostenuti nella loro sessione addirittura da tre batteristi tra i quali è d'obbligo citare Dennis Chambers. Gradevolissimo è il funk latino "I saw God" dove riassaporiamo in parte degli elementi che avevano caratterizzato "Soul circus". Da citare anche il malinconico e particolare soul "Gospel", dove Wooten fa intervenire per le parti cantate la sua numerosissima famiglia. "Flex", "Song for my father" e "Happy song" sono tre brani di purissimo funk-jazz dei quali risalta con maggior evidenza la seconda citata dove il sax di Karl Denson suona il tema per poi lasciare spazio ad uno splendido scambio di soli; di tutti i solisti oltre al sassofonista e Wooten spicca in maniera particolare anche l'altro eccezionale bassista Steve Bailey; bravissimo Derico Watson alla batteria nel passare dal funk allo swing a seconda di come cambierà il tema o le improvvisazioni dei solisti.
Inutile continuare a descrivere ogni brano, l'unica cosa da fare per rendersi conto del vero valore di questo artista è ascoltarlo; Victor Wooten si è ispirato in maniera particolare al maestro Jaco Pastorius, usa lo slap come forse nessun altro bassista sa fare, il gusto musicale dei suoi fraseggi è degno di Marcus Miller e Stanley Clarke e la sua tecnica è elevata a livelli spropositati; virtuoso come il canadese Alain Caron ma sicuramente più sensibile possiede tutte le qualità che fanno un maestro del basso elettrico, e forse anche qualche cosa in più.
Carico i commenti... con calma