Proprio quando ero quasi riuscito a convincere il mondo che oramai i Cannibal Corpse non servono più a niente, ecco che mi tocca sconfessare tutto quello che ho detto fin'ora; la band di Buffalo ha tutt'ora un ruolo fondamentale per l'evoluzione del genere! Qualcuno dirà "ma la recensione non è dei Cannibal Corpse!" e chi li conosce invece dirà "Ma quale evoluzione che fanno sempre le stesse cose da sedici anni!"; e invece, cari i miei saccenti, vi sbagliate di brutto (o di Brutal, sono simpatico come un cannolo al pesto)! Perché George Fisher, dieci anni fa, non indossava le magliette dei Vile (anche perché non erano ancora "nati") e siccome questi qui li ho conosciuti proprio grazie alla maglietta del Giorgione, devo considerarlo un indiretto promotore dell'evoluzione del Death Metal. Si, perché a differenza dei nostri Cannibal Corpse i Vile sono riusciti (pur intraprendendo la loro carriera circa a dieci anni di distanza dal Boom del genere) a fare qualcosa di nuovo; ora non aspettatevi che il genere risorga agli antichi splendori proprio grazie a loro, ma di certo svecchiano un po' un genere in cui continuano ad essere stra usati gli stilemi di dieci (e più) anni fa.
Provenienti dalla California, sono stati subito accalappiati dalla Unique Leader, etichetta di proprietà dei Deeds Of Flesh che praticamente ha il monopolio delle band di quella zona (in ambito estremo, è chiaro). Prima di dare alla luce "The New Age Of Chaos" l'anno scorso e dopo aver dato alla luce "The Stench Of The Deceased" i nostri, nel 2002, hanno dato alle stampe questo "Depopulate", un platter di nove micidiali tracce di Brutal Death. Tuttavia, rispetto ai propri "colleghi" della Unique Leader (Disgorge, Decrepit Birth, Severed Savior e Deeds Of Flesh stessi) i Vile dimostrano di avere vedute un po' più larghe che si traducono in un approccio stilistico influenzato anche dalla scuola Floridiana dei primi anni novanta. Non prendetemi sbagliato (italianizzazione di "Don't Get Me Wrong", ma ditemelo che sono simpatico come un cannolo al pesto), i Vile hanno un sound completamente diverso da Deicide, Monstrosity e compagnia bella (!?!), ma in una certa misura si può dire che abbiano tratto ispirazione da quei maestri; "Niente di nuovo sotto il sole" penserà qualcuno, certo, ma come dicevo la cosa non è frequentissima nella zona di competenza della Unique Leader e pertanto i Vile rappresentano una graditissima sorpresa. Mi viene difficile citare qualche gruppo di riferimento, anche se i primi che mi vengono in mente sono niente meno che Cryptopsy e i Suffocation oltre, ovviamente, ai succitati complessi della West Coast.

Quello che rende questo disco (e in generale questa band) particolare è la presenza di due chitarristi assolutamente fuori del comune per abilità tecnica e per inventiva; se di per sé le canzoni sarebbero tipiche canzoni Death Metal, fatte di ritmi velocissimi e qualche rallentamento per appesantire il sound, il riffing assassino dei due le trasforma in eccezionali canzoni di Brutal Death metal. Le partiture, come dicevo, sono sulla vetta per quanto riguarda la complicatezza e sono certamente risultato di un lavoro di assemblaggio tanto lungo quanto faticoso: tra numerose scale più o meno spezzettate (talvolta perfino di vago sapore Black), si inseriscono accordi dalla immensa difficoltà esecutiva che sono la prova, a volte letteralmente sventagliata, di una grande perizia. Tuttavia i due sono attenti anche alle esigenze dei fan più assetati di sangue e nei rallentamenti riescono a spogliarsi delle varie finezze per massacrare efficacemente le orecchie di chi vuole farsi male. Impossibile non citare a tal proposito il gemellaggio di chitarre nel micidiale finale di "Eat The Rude", riuscitissimo mix di tecnica e potenza. Ineccepibile il drumming, sempre teso su blast beat e tempi piuttosto veloci, ma pur non sfigurando, certo passa in secondo piano rispetto al lavoro svolto dalle due sei corde; per quanto non possa parlare di una sezione ritmica "già sentita", di certo l'impatto è inferiore non tanto quanto per potenza quanto per fantasia compositiva. Idem dicasi per il cantante, buon growler ma abbastanza piatto e incapace di modulare la voce. Parlare del bassista è perfino superfluo; se già il Brutal Death non è un genere che concede molto spazio a questo strumento, di certo una produzione così filtrata (anche se non tanto quanto quelle di Scott Burns) e incentrata sulle due prime donne (mi riferisco ai chitarristi) non è un buon coadiuvante.   

Purtroppo non tutti gli episodi sono egualmente riusciti ed alcuni scadono nel noioso: ogni tanto i nostri si perdono per strada e gli altri, spiace dirlo, da soli non riescono a fare di "Depopulate" un capolavoro (ma solo un buon disco Brutal Death metal) e questo basta a soffiare via il massimo dei voti. Non tutte le canzoni riescono a tener dietro a canzoni della portata di "Eat The Rude", "Butchered", "Retalitation" o delll'acustica conclusiva  "Bitterness": inoltre, se proprio volessimo essere pistini, ci sono un paio di riff che ricompaiono qua e là nel disco per più di una volta e, anche se credo che la cosa sia dovuta una scelta voluta e non alla mancanza di idee (data la quantità di riff che snocciolano, farne tre di più non è uno sforzo enorme), è comunque un dato che trovo fastidioso.

Ma se proprio non vogliamo andare a cercare il pelo nell'uovo, ci si può fermare ad un difetto ben più evidente; come potrete notare anche solo dalla mia recensione, lo spazio destinato a parlare dei chitarristi è addirittura superiore a quello dedicato a tutti gli altri membri della band. I loro virtuosismi a volte diventano pesanti, esagerati, ridondanti, il tutto a scapito degli altri strumenti che si ritrovano, in maniera più o meno volontaria, confinati in uno spazio troppo piccolo per potersi esprimere al meglio.

Tutto sommato, però, questo non guasta il risultato finale, decisamente molto buono; per chi suona la chitarra "Depopulate" è un must, uno di quei cd che attizzerà la vostra invidia e che vi terrà impegnati per un po' nel tentativo di capire che diavolo fanno quei due col loro strumento. Per chi invece non si diletta a suonare ma si diletta col Brutal Death metal, risulterà un'uscita di certo sopra la media con la quale gingillarsi per settimane intere.

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