Da uno che ha scritto Hollywood sulla carta d’identità alle voci “nato a” e “residente in” non ci si può che aspettare comportamenti da divo. Da uno che è stato il frontman della band più maleducata della scena rock anni 80 californiana non ci si può che aspettare casini su casini. Da uno che si chiama Vince Neil, appena buttato fuori dai Motley Crue, non ci si può che aspettare una vendetta di carattere.
1993. Messa in piedi una band con musicisti che in valore assoluto esprimono il massimo dei voti, il biondo crinito decide di andare in studio e castigare gli ex compagni di viaggio. E vi dico subito che ci riuscirà. Nel 1993 raggiungere il 13° posto in classifica nel Stati Uniti era un traguardo di dimensioni spropositate per un rocker vecchio stampo.
I musicisti. Steve Stevens alla chitarra, un fido di Billy Idol e Michael Monroe. Vikki Foxx alla batteria, pulsione ritmica degli Enuff Z’Nuff. Ci sono anche Dave Marshall dai Brunette alla chitarra ritmica e il bassista Robbie Crane. Se non è questa una superband ci siamo andati vicini. Con Ron Nevison a coordinare la produzione c’è un grande esperto di hard rock in sala di registrazione. Questo ci fa subito capire che l’apice toccato con "Dr. Feelgood" ha comunque segnato la vita di Vince a livello artistico.
Quella a livello umano è una specie di tragedia ed è il motivo per cui Sixx e compagni decidono quello che poi si rivelerà essere un suicidio per i Motley Crue – mai più in grado di fare la musica di sempre -, ovvero licenziare Neil e lasciarlo solo nei suoi guai. I suoi guai sono tanti: botte con uomini e donne, botte con chi si avvicina alla sua donna, o con chi si avvicina alla propria per difenderla da lui. Un fisico devastato dall’abuso normalizzato di droghe dure e alcol a fare da riempi piscina stomacale. Una psiche fuori controllo perché si sa che quando l’eccesso diventa quotidiano, l’umore diventa una bestia. Non sono stravizi da star. È il successo che tipicamente dà alla testa di un hollywoodiano marcio. Che però trova la forza per riprendersi un briciolo di immagine e dignità artistica generando quello che a buon diritto si potrebbe ritenere il canto del cigno dell’ultimo componente in grado di partorire qualcosa di decente tra i reduci Crue.
"Exposed" fin dal titolo manifesta grandi pretese. Mostrarsi nudo e smascherato in un tabloid musicale che lesina energie a tutta forza. Mostrare di essere il più forte della band e far vedere i muscoli al mondo. Dimostrare di non avere bisogno di nessuno.
Ci prova Vince ed ottiene risultati notevoli. "Dr. Feelgood" è chiaramente ormai solo una pagina di storia irripetibile, ma con il suo primo lavoro solista, il frontman dei Motley vomita tutta la sua frustrazione in un album che non è autodistruttivo e non recita mea culpa. È un album che serve ad ammettere in un breve momento di lucidità che "Can’t Change Me", dal titolo dell’unica ballad presente su questa realizzazione. Per il resto, a tenere la testa sul cesso a Vince ci pensano i fantastici musicisti di cui prima che a livello di energia sprigionata comunque ricordano i migliori Crue, pur non apportando nulla di veramente nuovo. Si tratta di uno shok rock velocissimo a tratti, che si bagna nell’hard e nel rock n’ roll più monello. Un tourbillon di emozioni frizzanti e sguaiate che farebbero ballare chiunque, generate da gente che suona benissimo e da un signore che s’è messo in testa di non finire lì. Il track by track è davvero inutile. C’è solo da ascoltare questo album e giudicare. Controverso abbastanza anche per i giudizi di fan e critici. Se fate un giro sul web riuscirete a vedere che Vince è riuscito come sempre a dividere tutti. Non è da 5, ma se fosse stato partorito da un mister nessuno questo disco ci sarebbe andato vicino. Per me vale pienamente il 4 che gli do. Perché è una produzione da disintossicato, sincera, finalmente sulla strada dell’oggettività. Tant’è che non promette nulla di buono con la meravigliosa chiusura lasciata alla migliore cover di "I Wanna Be Sedated" dei Ramones. Che la dice tutta sia in termini musicali che in termini psicologici. Uno che non può cambiare e che diciotto anni dopo si è ritrovato con i Crue e continua a cantare sui palchi di tutto il mondo è una vecchia volpe in debito con la sorte. Sono certo che, quando se ne andrà, ancora non l’avrà ripagato.
Un grande.
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