Galeotto fu il disco e chi lo scrisse: Ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo...
Quel ramo della strada blu piombo che portava a scuola, un mezzogiorno all'uscita avevo scritto per terra una catena non interrotta di Ti AMO ... Memorie d'amore su una lavagna d'asfalto. Era passato un anno, si era sbiadito l'hit di Umberto Tozzi, insieme al mio ermetico inno di spray bianco. Ed ecco per magia il mitico disco per l'estate! con un nuovo album e un 45 top of the discoring: Tu stiamo qui stiamo là, c'è l'amore a ce l'hai tu dimmi sì se ti va il mio letto forte e tu pesi poco di più della gommapiuma tu...(sic). Tutte le canzoni del 33 di Tozzi, sono fresche divertenti e senza pretese come una gazzosa alla menta prima che diventasse sprite, una spuma estinta, un gelato che si scioglie tra le mani in un meriggiare pallido e assorto con la fidanzatina, con sottofondo di amenità come Hei sole, il sole sempre il sole, Come zucchero alle labbra, Bella ma-ha poco seno, Sto perdendo Anna, Zingaro voglio vivere come te.
"Tu" un inno al cattivo gusto adatto per le peggiori discoteche della riviera romagnola, intente ad intrattenere turisti olandesi ubriachi di Umberto Tozzi così ahimé transit gloria Tozzi, un anthem estivo del pop più sdolcinato che ricordo con piacere finito su un sito come Orrore a 33 giri.com - che recita così: Musica Trash, Weird e Demenziale. Disgustosi tormentoni, capolavori nascosti o solo momenti imbarazzanti da non dimenticare?
Ti amo era un banalissimo giro di DO, lo so, e Tu è uno slow accelerato con grancassa disco, con solito testo montaliano-bigazziano e canto caramelloso che nasconde un'anima blues del ns.eroe: fu un vero tormentone diffuso da tutti i juke-box in cui mi imbattevo, da quello del bar sotto casa mia a quello del lido, stracantato, straregalato, strachitarrato da spiaggia, un altro grande aiuto per "dichiararazioni" in zona cesarini, a fine festa.Già, una festa, un mio topos felliniano..Luci cartonate d'argento, fine maggio, un giardino con profumo d' ortensie e glicine, un vecchio giradischi coi vumeter schizzati, due casse low-fi...un altalena ruffiana per due, mentre ballo con Chiara F., immaginando chissà quali fughe, sfiorandole i capelli d'ebano, la pelle di pesca bianca e profumata come una luna d'agosto con le lentiggini, intravedendo due seni acerbi ma non troppo, quei denti nivei, bianchi come la Berenice di Poe che gliel'avrei voluti strappare e mettermeli al posto dell'apparecchio per sentire sempre il suo sapore...le mie mani che scendono lungo i fianchi, pensando -Non le toglie! Ci stà!-
Invece oggi sto qui su una panchina davanti al mare, come nella copertina di Tozzi, aspettando che lei ritorni vestita di giovinezza e io a dirgli dimmi che non sei tu un miraggio, ma sei tu. Dabadan. Senza Chiara, che gol.
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