Sul mio profilo è pubblicata la lista delle 100 band da spedire nello spazio, nel caso volessimo testimoniare il nostro grado di civiltà ad eventuali forme di vita. Vintersorg non c'è. Ovvio, trattasi di un artista poco conosciuto, soprattutto perché poco pubblicizzato.
Eppure, dovessi scegliere 100 DISCHI da spedire nello spazio non avrei dubbi, Cosmic Genesis ci sarebbe. Dovessi sceglierne 50, ci sarebbe comunque. Fossero solo 10, a malincuore dovrei lasciarlo fuori: Ok Computer, The Dark Side Of The Moon o Abbey Road avrebbero la precedenza.
Ora spieghiamo perché. Non posso certo nascondere il modo in cui è iniziata la storia d'amore per questa band, di cui nel 2005 scaricai per sbaglio una prima, galeotta, canzone, e di cui nel 2008 avevo tutti i dischi originali. Tant'è. Spieghiamo cosa faccia di Cosmic genesis un disco così speciale.
Anzitutto la sua evoluzione rispetto ai predecessori. Presenta un sound incredibilmente moderno, in contrasto con il precedente corso folk viking. Ci sono tastiere fantascientifiche e chitarre elettriche al limite del prog, oltre alla drum machine e agli strumenti base che alzano un muro sonoro incredibile. Per contro, il growl è quasi sparito, ridotto alle prime quattro canzoni. In suo luogo, un cantato (in inglese per giunta) estremamente strutturato, a più voci sovrapposte, sicuramente non più genuino ma estremamente maturo e versatile, e ancora scevro dalle future derive manieristiche di mr. V.
Cambio di tematiche, l'elogio della natura svedese lascia lo spazio alle meraviglie del cosmo. Non mancano nei testi riferimenti più o meno espliciti a filosofi, astronomi e poeti; come lo svedese Karl Eric Forslund, lo scrittore di fantascienza Carl Sagan, il poeta metafisico john Donne e il nostro Giordano Bruno.
Basta Astral And Arcane per capire (?) che aria tira. Le vostre orecchie sono letteralmente sballottate dal black moderno più peso a divagazioni tastieristiche leggere e disinvolte, il tutto con una scioltezza che molti artisti si sognano. Idem per canzoni come Cosmic Genesis o Naturens Galleri. Algol, A Dialogue With The Stars o Ars Memorativa sono invece decisamente più granitiche, colpiscono per violenza eppure sono facilmente memorizzabili. Canzoni più dolci come Om Regnbågens Materialiserades o la meravigliosa The Enigmatic Spirit (il brano galeotto) tolgono il fiato, data l'apparente semplicità che nasconde un lavoro di cesello e una varietà di strumenti che ha dell'incredibile.
Si è detto, prog, viking, black, ma ancora, l'immancabile hard rock settantiano, qui presentato direttamente dalla cover di Rainbow Demon degli Uriah Heep. Ecco, l'hard rock è il pezzo vincente, l'elemento che fa sembrare semplice ed immediato un disco che non lo è, che fa sembrare a portata d'orecchio (qualsiasi orecchio) un'opera meravigliosamente strutturata ed estremamente complessa.
Esattamente come il caos cosmico risulta imbrigliato da leggi non intellegibili, allo stesso modo Cosmic Genesis riesce a racchiudere nei suoi 50 minuti tutto lo scibile metallico da che il metallo è metallo. Come? Non è dato saperlo. Sta di fatto che se Vintersorg avesse, in quel lontano 2000, goduto di mezzi promozionali migliori, avrebbe potuto riscrivere la storia di un genere.
10,0
1 Astral and arcane 6:56
2 Algol 6:08
3 A dialogue with the stars 5:47
4 Cosmic Genesis 7:06
5 Om Regnbågens materialiserades 5:01
6 Ars Memorativa 5:09
7 Rainbow Deamon 4:01
8 Naturens Galleri 5:22
9 The Enigmatic Spirit 4:43
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