"Ödemarkens son". Secondo capitolo della mirabolante discografia di Vintersorg, progetto guidato assolutisticamente da Andreas Hedlund. Andreas Hedlund alias (appunto) Vintersorg, che in questo episodio chiude la sua tetralogia folk vichinga. Il nostro l'aveva iniziata negli Otyg con i dischi Älvefärd e Sagovindars Boning ed ha poi proseguito in parallelo nella band "madre" con Till fjälls e, appunto, col qui presente disco.
Nonostante il nome i Vintersorg sono due, al fianco di Andreas (chitarre, basso, tastiere, di tutto un po‘) c‘è Mattias Marklund, chitarrista anche lui, anche lui suo compagno di band già negli Otyg.
In questo secondo capitolo discografico il duo prosegue sulle linee guida già tracciate dal debut, tuttavia in modo più maturo e raffinato. Troviamo ancora il vocione un po' grezzo dietro ai microfoni, ancora sgombro dalla derivazione manieristica che sarebbe venuta di lì a poco. Notiamo pure che il growl viene messo in secondo piano, e che un bel po' di canzoni presentano solo il canto pulito (ancora integralmente in svedese). Troviamo ancora i rocciosi chitarrazzi simil-black e la qualità audio non esattamente altissima, da cui derivano genuinità ed immediatezza rare.
Pressoché impossibile stabilire quale episodio superi gli altri. Impossibile non citare, ad esempio, la grandiosa opener, ruvida ed epica, per non parlare dei continui cambi di ritmo della title-track, nella quale il nostro Vintersorg cede alle sue pulsioni megalomani e si autocita nel testo. Ancora, impossibile non citare il ritornello "da stadio" di Offerbäcken e I Den Trollska Dalens Hjärta.
Tra le canzoni più lente colpisce la drammaticità di Svältvinter, bufera di neve impreziosita dalla voce di Cia Hedmark (anche lei militante negli Otyg). Ci sono poi la strumentale ed atmosferica Trollbunden, che fa intuire la svolta prog dei dischi successivi, e infine la ballatona På landet a concludere meravigliosamente il disco, canzone che apre la tradizione secondo cui il gruppo piazza ad ogni chiusura di disco un pezzo lento e senza growls.
Insomma, "Ödemarkens Son" è un esempio di ottimo viking metal, che pure non disdegna contaminazioni e divagazioni intimiste, ma ha un occhio di riguardo in più per la melodia e l'efficacia dell'hard rock anni settanta. Quello, per capirci, di Ronnie James Dio, Uriah Heep e quant'altri. Il che ha il grande pregio di rendere digeribile una musica nata come estrema. E, altro pregio non indifferente, di rendere il progetto Vintersorg unico, poiché nessun altro gruppo metal gli somiglia.
Mica poco insomma. 8,5
1 När alver sina runor sjungit
2 Svältvinter
3 Under norrskennets fallande ljusspel
4 Månskeman
5 Ödemarkens son
6 Trollbunden
7 Offerbäcken
8 I den trollska dalens hjärta
9 På landet
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