Tra il 2006 e il 2008 Andreas Hedlund aka Vintersorg si è reso protagonista di un vero e proprio tour de force musicale, contribuendo a non meno di sei uscite. L'apparizione nel disco Origin dei Borknagar per cominciare, oltre alle collaborazione con Øystein Brun nei progetti paralleli Fission (due release) e Cronian (una). Non pago, nel 2007 mr. V. si è preso la briga di fondare un nuovo one-man-project sotto il nome Waterclime, col quale si è posto l'obbiettivo di indagare il prog rock degli anni settanta e col qual ha buttato fuori altri due (buoni) album nel giro di quindici mesi. Per non farsi mancare niente (non poteva mancare), nel 2007 ci ha regalato, assieme al compagno d'esplorazione Mattias Marklund, il sesto parto della band-madre. E, per non farsi mancare davvero niente, il nostro ha giustamente pensato di mutare nuovamente pelle alla sua creatura più longeva.

Solens Rötter, le radici del sole. Ed infatti proprio di un (apparente) ritorno alle radici si tratta. Ritorno a sonorità acustiche folkeggianti e a parti di viking metal classico, sound molto più „povero", seppur suonato con una certa attitudine progressive ed esaltato da una produzione e da una pulizia sonora eccellenti. Non bastasse, tutto è pervaso da un respiro orchestrale, di trombe, di flauti e di archi.  Ancora, ritorno in pianta stabile allo svedese e abbandono delle tonalità vocali più stridule e "fastidiose". Più d'uno ebbe a pensare che l'ugola di Andreas Hedlund stesse vivendo un periodo di calo, e queste impressioni sarebbero state confermate dal successivo disco dei Borknagar, Universal. Il ritorno è tuttavia solo apparente, si diceva, perché in realtà la band prosegue un suo cammino tutto particolare. A testimonianza del fatto, le tematiche rimangono la fisica, gli atomi, il cosmo.

Quello che ne viene fuori è un altro disco di indiscutibile fascino e valore musicale, ne risulta però anche un lavoro non troppo ispirato a livello compositivo. Come se, con la nuova veste, si volesse cercar di coprire un calo di idee. I brani che riescono a conquistare davvero sono due, l'opener Döpt I En Jokelsjö, e la penultima Fran Materia Till Ande, guidate da epici refrain. Per il resto ci troviamo davanti ad un'opera più che sufficiente, che pur tuttavia non smuove le montagne come in passato. Kosmosaik è ad esempio un pezzo di fascino indubbio, eppur si muove rigido e poco spontaneo (qui gioverebbe se il growl, anziché sporadico, fosse del tutto assente), meglio la pregevole ballata Strålar o la scarna conclusione strumentale. Buoni spunti che però non sempre vengono concretizzati al meglio. E il growl, ribadiamolo, spesso rovina le canzoni piuttosto che impreziosirle. Forse sarebbe stato meglio un disco pulito e rilassato alla Origin (perché le linee guida sono dettate dalla cooperazione dello svedese coi Borknagar).

Insomma, ne viene fuori qualcosa di particolare ancora una volta, dominato comunque da un'atmosfera che non mancherà di incuriosirvi. Tuttavia l'idea è che il nostro in questa periodo avesse le polveri un po' bagnate dall'eccessiva attività. Indiscutibilmente la pausa ha fatto bene a Mr. V., che nel 2011 è tornato alla grande con Jordpuls.

6,5

1. Döpt I En Jökelsjö
2. Perfektionisten
3. Spirar Och Gror
4. Kosmosaik
5. Idétemplet
6. Naturens Mystär
7. Att Bygga En Ruin
8. Strålar
9. Från Materia Till Ande
10. Vad Aftonvindens Andning Viskar

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