Quando si parla di loro viene subito spontaneo pensare a quel santo immane opera prima, le femmine violente erano già catapultate nella leggenda per quel primo disco, condannati ad associare le loro identità a quel disco, nonostante "Hallowed Ground", anno 1984, e nonostante Gano, che raccolse nuove storie (che poi erano le stesse di quell’omonimo), per realizzare un'altra raccolta di spartane canzoni di rabbia attraverso la commistione di blues, voodoo, country e quel folk rustico, pagano e scarno che tanto incise nella scena roots del recupero folk attraverso atteggiamenti e prese di coscienze punk nell’indie americano anni 80.
Gano con questo disco spinge tutto negli anfratti mistico religiosi che permeavano la sua vita, il suo amore/odio verso la religione è ben rappresentato dalla traccia d’apertura, la mortifera "Country Death Song". Questa prima traccia segna una svolta importante della loro musica, si nota infatti un'impronta marcatamente country guidata dal banjo, articolandosi tra tradizioni Appalache e uccisioni rituali di bambini (in onore ai Dead Kennedys?), ma la sua andatura country pare più una marcia lugubre che evoca visioni di desperados, con la voce di Gano che ripete “I started making plans to kill my own kind. I started making plans to kill my own kind” e “Kiss your mother goodnight and remember that God saves. Kiss your mother goodnight and remember that God save”. "I Hear The Rain", breve traccia dalla ripetitività quasi ossessiva ci porta a "Never Tell" dove è presente un altro strumento bastardo alla tradizione rock, la marimba: "Never Tell" vale da sola l'intero disco, ecco la vena inquieta, la vena nervosa, la vena punk tuttosommato, il ritornello poi è da giganti (ed è anche molto famoso), la cavalcata è contagiosa sugli altipiani desertici del nord del Messico e dell'estremo sud degli USA, i bastardi nati dall’incrocio tra razze altrettanto bastarde sono dei loser che animano i riti sacrificali, accendono gli animi e le croci cosparse di benzina che affollano le autostrade.
"Jesus Walking On The Water" è una ballata, molto melodica, che fonda tocchi di gospel e folk. Non capisci mai se il tono sia serio o da presa in giro, l'America suona come una finzione, magari una finzione cinematografica, o nella sua essenza primordiale, una finzione onirica. Ho passeggiato una volta in un angolo malsano del Nuovo Messico, certe cose ormai sono rimaste a pensarle solo cadaverici consumati che hanno visto in faccia la morte come me. Sergio Leone è lontano, non ci sono in giro cowboys colorati di seppia, non ci sono fucili, la cameriera bionda dei saloon è solo un patetico simulacro di uno scenario estinto (proprio come me).
"I Know It's True (But I'm Sorry To Say)" è una dolcissima ballad, una canzone da cantare intorno al fuoco, strappalacrime se non fosse per il testo di Gano che contiene espliciti riferimenti sessuali e forse anche qualcosa in più. La titletrack, scura e paludosa, è ancora un numero d’alta scuola, il Voodoo si infiamma, lo stesso che permeava i rituali dei Doors e dei Gun Club, uno dei significati del termine “voodoo”, “essere in trance”, deriva in parte dal fatto che agli schiavi non era concessa degna sepoltura, il che, si diceva, dava origine alle anime in pena e ai morti viventi, detti anche zombi. A New Orleans le anime degli antenati trapassati sono accuratamente preservate attraverso riti consueti quali i funerali jazz, con bande di ottoni e parate di cappelli a cilindro e ombrelli. Non deve trarre in inganno la dicotomia Voodoo/Cristianesimo, il Voodoo è una pratica religiosa che mischia il Cristianesimo con elementi di origine africana, importati dagli schiavi neri, circa tre quarti degli otto milioni di abitanti di Haiti si riconoscono in questa religione. Il Vodun, come il Cristianesimo è una religione di molte tradizioni, il Voodoo è quindi una fusione tra Cristianesimo e lo spiritismo delle tribù che venivano prese con forza dall'Africa e portati in America a fare da schiavi.
Una rapida virata nello stile ed ecco che si prostra a noi "Sweet Misery Blues", un blues stralunato infettato da Lou Reed nella voce e nella stessa musica. Suona così, grezzo, stonato e sporco come la stessa anima dei Violent Femmes. La politicamente scorretta "Black Girls", memorabile overture di batteria prima di cedere il passo al free jazz del sax di, udite udite, John Zorn, il genio in persona anche lui a far cagnara con dei folli scorreggioni assieme al combo di fiati lasciati all'impazzata, un'orgia fracassona.
Il disco si conclude con "It's Gonna Rain", un misto di gospel e blues d'armonica, una sorta di profezia bibblica, chissà quanto ironica negli intenti, che narrà della storia dell'Arca di Noè: “Now who, who, who do you think I am? Well, I built this ark with Japheth, Shem, and Ham” canta Gano e sinceramente scappa anche una risata, perché, secondo loro, quel che ci vuole per liberare il mondo dalla malsanità e dalla sofferenza è il diluvio universale.
Un manifesto al coraggio di questo trio di strada, il coraggio delle arringhe di Gano contro cattolici e calvinisti che uccidevano in nome di Dio, credo che la loro forza sia stata quella di parlare di cose serissime e tristissime (religione, morte, disagio giovanile, mancanza di ideali) con un vena ironica, anche autoironica, e goliardica molto spinta.
Questo disco rappresenta l’epica del nuovo gotico del sud: perché che si creda o no ci sono fantasmi e spettri che, da sempre, nuotano nel Mississipi.
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