'We Can Do Anything' (PIAS America) è stato per me qualche cosa di completamente inatteso. Del resto sono passati sedici anni da 'Freak Magnet' (2000) e di conseguenza ero oramai abituato a considerare i Violent Femmes come qualche cosa che appartenesse al passato e questa volta non c'entrava affatto quella solita definizione tanto abusata di folk revival che i critici hanno sempre voluto attribuire a questo gruppo fin dal loro debutto con il disco eponimo nel 1982. Dico tutto questo anche perché, se devo essere onesto, considerai a suo tempo 'Freak Magnet' un disco veramente troppo debole per una band che del resto aveva fatto della 'violence' un vero e proprio inno di rivolta che scaturiva e allo stesso tempo dava voce a quelle frustrazioni e rabbia di tre ragazzi (di conseguenza, di una intera generazioni) che venivano fuori dai sobborghi di Milwakee nel Wisconsin. Una cosa che alla fine poteva pure essere inevitabile se consideriamo che nel frattempo di anni ne erano passati ben diciotto e che alla fine anche il batterista storico del trio, Victor DeLorenzo, aveva lasciato il gruppo, in qualche modo mutilandolo e privandolo di quella ribelle innocenza delle origini. Chi lo sa. Comunque deve essere stato anche per queste ragioni e in generale anche perché il disco non fu poi tanto considerato dalla critica che tutti, e alla fine magari anche lo stesso Gordon Gano, avevano in qualche modo ritenuto che questa esperienza fosse arrivata alla fine.

In realtà poi, nonostante tutto, la band ha continuato a suonare dal vivo nel corso di questi anni. Per un periodo anche lo stesso DeLorenzo era rientrato a far parte del truppo. Così, come era inevitabile il fatto si potessero in qualche modo considerare 'vecchi' o comunque meno punk e irriverenti che alle origini, è stato anche normale che Gordon Gano e Brian Ritchie abbiano poi scritto nuove canzoni e che queste messe assieme siano infine diventate un vero e proprio disco.

'We Can Do Anything' è il nono disco in studio dei Violent Femmes, è uscito a marzo e con la presenza del batterista Brian Viglione, già noto per essere parte dei Dresden Dolls, a completare il trio formato ovviamente al solito dagli eterni Gano (che ha scritto sostanzialmente tutte le canzoni del disco) e il bassista Brian Ritchie. Una band di cinque elementi inoltre, The Horns of Dilemma, ha sostenuto la band durante le fasi di registrazione del disco, di cui val bene la pena di menzionare la 'carineria' dell'artwork, opera di Kevin Hearn, un multistrumentista di stanza con i Barenaked Ladies.

Nella sostanza i contenuti del disco non sono poi diversi da quelli che il trio ha sempre voluto proporre sin dal suo debutto, ma sarebbe disonesto non riconoscere che nel complesso questo, sicuramente easy-listening, non sia qualche cosa che alla fine colpisca più di tanto l'ascoltatore. Per dirla tutta: a meno che non siate dei grandi fan dei Violent Femmes, potete pure fare a meno di ascoltarlo.

Certo, canzoni come 'Memory', 'Foothills', 'Big Car' mostrano che il trio ha ancora un po' di forza da trasmettere con le loro canzoni, sono canzoni più che ascoltabili e che comunque in qualche modo evocano quel folk-revivalismo cui abbiamo già accennato. D'altro canto alcuni episodi come 'Holy Ghost', 'I Could Be Anything', 'Traveling Solves Everything' sono veramente inascoltabili, sembrano quasi una parodia di quello che una volta, tipo vent'anni fa avremmo definito lo-fi e oggi non so più come si chiama. 'Issues' è una bella ballata pop-folk, 'Untrue Love' una sorta di inno nichilista...

Nella sostanza comunque mi sono voluto domandare quale fosse il contenuto principale di questo disco e mi sono fatto l'idea che 'We Can Do Anything' sia una specie di omaggio a chi nella vita ci prova sempre, ma poi tutte le volte non ci riesce o comunque non è mai soddisfatto del risultato ottenuto. Ma permane il dubbio se stiamo parlando quindi di insoddisfazioni oppure se questo vorrebbe essere invece un elogio a figure del tipo quella dell'anti-eroe, e in questa indecisione, metaforicamente, stanno tutte le domande che ci possiamo fare su questo ritorno in un momento in cui, come si fa a non parlarne, gli USA hanno voluto mostrarsi a tutto il mondo come un paese con tendenza conservatrici e chiuso al tutto quello che è 'fuori', fuori dai confini, fuori dagli schemi... Quindi più che come un paese aggressivo, come un paese dove tutto quello che conta è mantenere lo stato delle cose. Dove ognuno vuole pensare ai cazzi suoi. Sicuramente, il punto è questo, ancora una volta si sente invece come risposta, il bisogno di una certa forza e di quella più volte richiamata rivoluzione, intesa come cambiamento di mentalità (una rivoluzione di cui c'è sempre bisogno e continuamente e sempre nei secoli dei secoli). In definitiva, abbiamo bisogno di più 'violenza' (calma, lo so che siete americani, ma non vi sto invitando a prendere le armi), ma le 'Femmes' in questo senso probabilmente hanno già dato. Possono però mandare un messaggio alle nuove generazioni. Punk e folk-revivalisti, garage bands, il caro vecchio rock and roll, dove siete finiti? Perché non celebrate più la gioventù e la voglia di rivoluzione? Vi rendete veramente conto del posto in cui vivete e del mondo in cui viviamo? Vi interessa veramente tutto questo? Vedo molta auto-referenzialità e questo è in pratica solo merda. Questo disco, prendetelo come un allarme: ragazzi, potete veramente fare tutto quello che volete. Afferrate la forza che è dentro di voi, tenetela stretta nelle vostre mani e sferrate, diffondete tutta la vostra 'violenza' in giro per le strade delle vostre città e poi per tutta la nazione, in giro per il mondo senza avere paura di essere giovani. Al contrario, siatene fieri.

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