Provenienti dall'underground metallico di New York, i Virgin Steele si sono distinti fin dall'inizio della loro carriera per l'efficacia con cui le melodie della chitarra venivano sapientemente mescolate alle orchestrazioni. Elemento quest'ultimo che si può trovare in maniera più massiccia negli album successivi della band, ma che fa capolino già dall'omonimo disco di debutto e che torna in maniera minore nel secondo lavoro in studio dei quattro membri: Guardians of the flame.

Sorvolando su una copertina che ancora una volta appare inutile o quasi a ciò che il disco contiene, viene da pensare ascoltando le prime note del platter che il raggio d'azione della band rispetto al debutto non sia cambiato più di tanto. Infatti il gruppo guidato dal leader e singer David Defeis, dimostra fin dalle prime battute del disco la sua propensione all'hard rock. "Don't say goodbye" e "Burn the sun" sono due tracce di apprezabile hard rock, con la prima che vede l'inserimento fugace di tastiere mentre la seconda scorre via diretta con un riff trascinante e seventies del chitarrista Jack Starr.

Guardians of the flame è quindi un album senza troppe pretese, che contiene dieci tracce di hard/heavy per niente paragonabili a quell'unione indissolubile tra melodia e potenza che troveremo nei capolavori successivi. Il binario del disco è presto detto, con Defeis assoluto leader dietro il microfono e Jack Starr a "dipingere" riff su riff con la sua sei corde. "Life of crime" è tutto ciò, ma passa senza lasciare il segno, al contrario delle due tracce simbolo dell'album: "The redeemer" e "Guardians of the flame", emblemi stilistici di ciò che avverrà in futuro. Song più heavy e maggiormente complesse, in cui si può già intravedere un certo gusto per la melodia che di lì a poco entrerà prepotentemente a far parte del bagaglio artistico della band statunitense. Il disco scorre piacevole senza particolari sussulti. Da citare però la conclusiva "A cry in the night", ballad dal retrogusto rock/pop anni settanta. Forse un po' fuori luogo ma apprezzabile e coinvolgente.

I Virgin Steele ricalcano un po' i Pantera nel loro inizio "diverso" di stile rispetto a ciò che le due band faranno in futuro. Anche questo Guardians of the flame è separato dalla discografia dei Virgin Stelle, nonostante si possa leggere tra le righe un punto di contatto con i lavori successivi. Resta comunque un buon album di rock e questo è quanto basta.

1. "Don't Say Goodbye (Tonight)" (4:23)
2. "Burn The Sun" (4:24)
3. "Life Of Crime" (4:40)
4. "The Redeemer" (7:05)
5. "Birth Through Fire" (0:40)
6. "Guardians Of The Flame" (6:45)
7. "Metal City" (4:12)
8. "Hell Or High Water" (3:17)
9. "Go All The Way" (3:11)
10. "A Cry In The Night" (4:05)

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