Virgin Steele
"The House Of Atreus - Act II"
T&T, Noise Record
2000, Heavy

E' stata veramente dura resistere, lo ammetto. Sono stato molto, ma proprio molto, tentato di mandare agli editors di DeBaser la recensione numero n+1 sull'ultima fatica del teatro dei sogni o dei Radiohead, in quanto mi sentivo quasi in obbligo di offrire un valido contributo all'utenza debaseriana con un punto di vista rigorosamente originale sull'opera in questione. Alla fine, tuttavia, ho saputo scacciare lontano il serpente millantatore che con suadente e sibilante strisciare mi invitava a cogliere la mela (marcia). Così facendo ho virato in direzione della mia collezione e con doloroso scricchiolio delle mie ginocchia sono sceso nei meandri di uno dei miei porta cd, alla ricerca di un lavoro di grande valore e sconosciuto ai più: come al solito.

I Virgin Steele sono una formazione americana stagionata (hanno la mia età, andate su wikipedia e fatevi i conti se volete!) ed il disco del quale voglio parlarvi oggi non fotografa il loro tipico sound. Nati come epic metal band romantica e fiera, nelle sonorità profuse spiccatamente heavy metal, dopo aver dato alla luce tra gli altri "Invictus", "Noble Savage" e "Marriage Of Heaven I e II", si sono concessi alle soglie del 2000 una digressione maggiormente melodica con la pubblicazione dei due "House Of Atreus".

"House of Atreus II" è il capitolo conclusivo di un meraviglioso concept album incentrato sulla dinastia degli Atreidi e delle loro disavventure, tratte da una tragedia greca. Niente testi ridicoli con spade e dragoni, ma liriche impegnate e di non immediata comprensione che è un reale piacere tradurre e cantare insieme al leader David Defeis. Ragazzi, che voce da orgasmo!!! Sporca, pulita, alta, bassa, versatile e duttile come l'argilla si plasma a seconda del sound variegato di ogni traccia. In quest'opera, divisa in due cd, si sprecano gli intro curati e si alternano con classe momenti più ruvidi e potenti ad altri più sinfonici, squisitamente melodici e quasi classici. Ogni pezzo è ostentazione e dimostrazione di tecnica d'esecuzione e songwriting con grandi cambi di tempo e ritornelli curati nei minimi dettagli.

Tra i pezzi più canonici in pieno stile Virgin Steele troviamo le tirate "Wings Of Violence, Wine Of Violence" o la tristissima "Arms Of Mercury", emozionante in fase d'assolo come pochi altri lenti. Ma è con gli intermezzi classici come "Aeropagos" o "Fantasy and fugue in D minor" che i Virgin Steele riescono a farci rivivere sapori di un tempo passato. Vette compositive immense vengono toccate in "When The Legends Die", "A Token To My Heatred" e la suite finale "Resurrection Day" e tralascio volutamente, per non arrecarvi sbadiglio, molteplici brani meritevoli. Le canzoni testé citate non ne vogliono proprio sapere di seguire i soliti triti e ritriti clichè del modello "strofa, bridge, coro, strofa, assolo, strofa, bridge, coro". No, no, no e ancora no! Sono allergiche alla convenzionalità e prediligono variare, pur mantenendo alta l'attenzione con break memorabili e parti strumentali sontuose. Chapeau!

Un doppio cd che non si può ascoltare "alla penis" in macchina mentre si parla della partita di calcio appena finita. Per apprezzare "House Of Atreus II" gli si deve dedicare attenzione e che cavolo!!! Spegnete il cellulare e staccate il telefono, prendere la manopola del volume e giratela con forza, sedetevi e sfogliate il booklet curato: solo così facendo potrete godere di un prodotto assolutamente non convenzionale, stupefacente e vertiginoso sotto qualsiasi aspetto lo si voglia analizzare. Se fossi un sommelier chiuderei con una frase ad hoc per cercare di racchiudere le sonorità profuse, ma non appartenendo alla categoria mi lascio ad un banale: "Per palati fini".

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