Sono gruppi come i Virgin Steele ad aver lavorato nel "sottosuolo musicale" per donare al genere heavy metal una nuova branca, che grazie anche ad altre band come Manilla Road, Cirith Ungol ed Omen hanno contribuito a creare l'epic metal. Grezzo quello dei tre gruppi sopra citati, vellutato, romantico e maggiormente sinfonico quello dei Virgin Steele, che per la loro proposta musicale hanno fin dall'inizio ricordato band come i Warlord e i Manowar.

Il percorso della band era già cambiato anni addietro con i due "The house of atreus", dove parte della carica heavy metal veniva accantonata in favore di maggiori elementi atmosferici e orchestrali. Elementi che ritornano puntuali in questo "Visions of eden", undicesimo album, nato come un'ipotetica colonna sonora e interamente pensato dal leader della band, David DeFeis. Sono proprio le sue idee che rendono questo cd, un connubio tra metal e sezioni orchestrali e pianistiche di sicuro impatto.

Appena parte l'iniziale "Immortal I stand" ci si accorge della quasi mancanza delle chitarre. DeFeis e il suo strumento preferito, il pianoforte, prendono il sopravvento. Linee vocali complesse si adagiano su un tappeto creato dal piano e dalla batteria. Una scelta che spiazza ma che è in linea con quanto la band aveva già fatto capire in precedenza. Song che riesce comunque a colpire nel segno grazie alla calda voce di DeFeis. Stesso copione nella successiva "Adorned with the rising cobra": poco incisiva sul piano strumentale, ma riesce quantomeno a risollevarsi nei vocalizzi del singer. L'intero album è così giocato: song lunghe e orchestrazioni che sovrastano un po' tutto.

Le potente chitarra di Pursino riesce a trovare dei varchi in "Bonedust" e "Childslayer". Due tracce che fanno rivivere gli antichi fasti della band, che ha scelto di articolare la propria proposta allontanandosi dalle origini. Una scelta complicata che ha portato i Virgin Steele a sei anni di decisioni e smentite. Sei anni in cui "Visions of eden" è stato partorito, portando con se le critiche dei vecchi fan e giudizi positivi di chi veniva a conoscenza di questo gruppo soltanto grazie a questo lavoro.

Un'opera varia ma comunque valida. Non si raggiungono le vette epiche di capolavori quale i due Marriage oppure "Noble savage" ma quest'album sa comunque emozionare. E' certamente vero che manca l'apporto delle chitarre ma la carica emotiva di DeFeis e la scelta di creare un sottofondo orchestrale ha generato delle composizioni affascinanti e delicate. Le ballad "God above god" e la titletrack ne sono la piena testimonianza.

Quello che manca a "Visions of eden" è l'aggressività. Dalla chitarra, volutamente posta in secondo piano al cantato di Defeis: per carità assolutamente impeccabile, ma lontanto dalla forza esplosiva degli anni passati. Diventa quindi normale ascoltare canzoni come "Angel of death", lunga e atmosferica.

Per tutti i motivi sopra citati "Visions of eden" non può essere pienamente considerato come un album metal, bensì come un lavoro orchestrale, pomposo con alcuni inserti di power/heavy lanciati qua e là. Da apprezzare il tiro stilistico dei Virgin Steele, che vogliono comunque sperimentare nuove strade. Il risultato non è però dei migliori e perde nettamente qualsiasi confronto con il passato.

1. "Immortal I Stand" (6:33)
2. "Adorned With The Rising Cobra" (9:40)
3. "The Ineffable Name" (7:48)
4. "Black Light On Black" (7:03)
5. "Bonedust" (6:10)
6. "Angel Of Death" (8:37)
7. "God Above God" (7:13)
8. "The Hidden God" (6:51)
9. "Childslayer" (5:22)
10. "When Dusk Fell" (6:57)
11. "Visions Of Eden" (7:16)

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