Che cosa differenzia un buon disco di musica pop da quello che si può definire invece un disco di musica generalista e senza nessuna ispirazione particolare? Probabilmente uno dei criteri principali sta semplicemente nella considerazione dei contenuti della musica in generale e per quanto riguarda gli aspetti concettuali e le tematiche proposte. A parte questo penso ci si possa dedicare anche all'aspetto relativo la qualità dei suoni (ma è così importante, pensate alla lunga tradizione del power-pop per esempio, non mi pare che la raffinatezza dei suoni sia così fondamentale, anzi essa a volte può essere persino dannosa) e in particolare poi, quando parliamo di quello che si può definire come art-pop, quella cura dei particolari e della loro varietà e sfumature.

I Virginia Wing di Alice Merida Richards (completano il roster Sam Pillay e Sebastian Truskolasky) sono generalmente definiti come un gruppo dream-pop oppure di pop-psichedelia, ma queste definizioni secondo me sono tutte e due imprecise. Stabilmente nel roster della Fire Records sin dalla pubblicazione del primo LP, il gruppo di Manchester con "Ecstatic Arrow" secondo me si definisce in una maniera molto precisa andandosi a inserire in un contesto art-pop e ispirato a un certo espressionismo post-punk contaminato da estetiche Stereolab e rimandi alla wave giapponese della fine degli anni settanta e di cui poi gli Yellow Magic Orchestra furono a tutti gli effetti i principali esponenti e quelli che godono ancora oggi (non fosse altro che per la presenza del grande Ryuichi Sakamoto) di grande popolarità in tutto il mondo.

Un gruppo intelligente e che dichiara apertamente di volersi porre in una posizione intermedia tra Madonna, Talking Heads e Holger Czukay, secondo me i Virginia Wing centrano perfettamente il bersaglio e lo fanno realizzando specificamente che cosa si erano proposti di fare. Il disco si compone effettivamente di tracce costruite per lo più su basi sintetiche. Un pop elettronico (chiamatelo pure synth-pop) piacevole e che sicuramente rimanda a alcuni momenti anni ottanta, tipo New Order ("Season Reversed", "The Female Genius"), ma che per lo più ha un orientamento verso arrangiamenti allegorici e rimandi "jap", pieni di colori come "The Second Shift", "Glorious Idea", "A Sister", contornati da sfumature jazz dettate dal suono del sax, oppure minimalismi come "Relativity", "For Every Window...", "Eight Hours..."

In definitiva è (solo) un disco di musica pop, però molte trovate sono brillanti e abbinate alle capacità interpretative di Alice bene delineano un tipo di sound gioioso ma non triviale e che senza nessuno sfarzo (oppure forse proprio per questo) e senza pretendere di essere il disco della vostra vita e magari semplicemente concentrandosi su questo preciso momento presente, funziona benissimo.

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