"Venga il regno e sia dei cani"

A volte, noi fruitori di musica (detta così fa tanto gelo, me ne rendo conto, ma non m'è venuta meglio) cerchiamo il disco perfetto.

Ma, a pensarci bene, è nella vita che cerchiamo la perfezione.

In una donna. O in un uomo. In un cane e, tanto, in noi stessi. In un cellulare, in un cotechino... E anche per farci una pippa su di un sito porno, abbiamo bisogno dell'immagine perfetta.

Ma, allora, non è che davvero "la felicità è una cosa degli altri"?

Sesto album per i Virginiana e, anche se sono lontani i tempi delle gelaterie sconsacrate, la passione e la classe rimangono invariate.

Un disco che riesce a cogliere il fulcro dei tempi storti che viviamo. Attuale radicandosi nel passato. Citazionista (addirittura Aldo Moro: "E una mia immensa tenerezza passa per le tue mani") senza scadere nella sterile masturbazione.

Un disco che necessita, come una spietata timbratura di cartellino, di ascolti continui, in quanto intriso di fede (detto, a scanso di equivoci, da un fervente miscredente).

Fede nell'amore ("Luce dei miei occhi trema in fiamme sugli specchi rotti in pianto"), nel futuro ("Vorrei che tu dicessi si, a questa bella giornata, L'aria è pulita; la strada è asciutta; la pioggia, goccia a goccia, è già caduta tutta") e anche in un po' di sano mea culpa ("circoncidetevi il cuore e il petto e apritevi al vento").

Ma, dato che nel "recinto dei cani", è facile sbranarsi per ossi di dubbia provenienza, fatevi un regalo: Ascoltate (nel VERO senso della parola) questo disco, come se fosse l'ultima cosa da fare, come se "fosse l'ultima cosa normale, l'ultimo effetto speciale"
Carico i commenti...  con calma