Tutto riprende laddove "Stream Of Consciousness" ci aveva interrotto, con un uomo praticamente imprigionato all'interno della sua follia. Con l'uomo, quell'uomo, intrappolato nella cella di un manicomio intento a sfogliare le pagine di un diario, il suo diario, minuto per minuto, ora per ora, giorno per giorno. 24 ore su 24 ore.

Quell'uomo che, nella sua pazzia, rimembra e ricorda sensazioni a volte avulse tra loro, ora odio, ora compiacenza, ora passione, ora paura. E, tra questi momenti, si chiede se egli, ancora una volta, possa essere in grado di osare, di raggiungere il nirvana, il suo nirvana interiore. Di toccare il punto più alto della spiritualità, di far scoccare il minuto della fatidica venticinquesima ora.

Sfogliando le pagine di quel manoscritto, pian piano, ci accorgeremo che ciò sarà possibile.

Olaf Thorsen ci aveva lasciati con un capolavoro e ce ne ripropone un altro. Colui che era riuscito a guardare attraverso gli occhi di Dio in "Stream Of....", ora, osa l'impossibile e tenta di bissare l'insuperabile.  Ma sa che ciò è possibile, almeno fio a che egli avrà in mano le corde della sua ascia e fino a che Michele Luppi, vero mattatore dell'intera opera, con la sua voce calda ed espressiva, darà tono e volume alle note.

"My angel Died" ci introduce laddove uno "Stream Of Consciousness" ci aveva lasciato: un intro malinconica di meno di un minuto che si lascia travolgere dalla successiva "The 25th Hour", nella quale la formazione per intero dà prova del meglio di se. Nella quale Alessio "Tom" Lucatti "vola" con la sua tastiera, Alessandro rimane incisivo dietro alla sua batteria mentre un Cristiano Bertocchi monumentalizza il suo basso e Federico Puleri conferma la certezza sulla sua seconda chitarra.

L'opener, già di per se sprizzante ed energetica, cede il passo al pezzo cardine dell'opera, "Out Of A Distant Night (Voices)", nella quale la formazione per intero si supera. Michele Luppi e Olaf sono un duo d'assalto ma le melodie sublime che la song trasmette nel refrain lasciano di stucco l'ascoltatore. Michele è un drago, perché con la sua voce dalle tonalità più rock che metal offre davvero una prova maiuscola; prova che sarà ripetuta e bissata nella conclusiva AOR ballad "Heaven Calling", laddove pare proprio si raggiungano i cancelli dei Cieli. Michele Luppi, con l'AOR ha dimostrato a tutti di avere più di una stretta confidenza e in "Out Of..." e nei suoi break ci lascia mozzafiato. MA nulla sarebbe senza il contributo delle tastiere e delle chitarre che, da sole, meriterebbero le palme ad onore per il coinvolgimento che trasmettono all'ascoltatore.

È l'ora di "Alpha e Omega" che tutti avete già ascoltato, poiché disponibile gratuitamente su internet. Non è ancora ora, invece, della ballad (che è posta in conclusione del disco) quanto, invece, di un'altra killer song, "Eyes of A Child", power metal di alta classe.

In "The Demon You Hide" ci si perde tra I passaggi e gli sprazzi acustici e distorti, ora melodia ora pesantezza, ora voce struggente, ora tristezza, ora, ancora, melodia a 360 gradi nei refrain. Le chitarre, con i loro intrecci acustici, ci regalano un power-prog di alta classe. Progressive che solo una grande band come i Vision Divine possono offrire al pianeta.

Le successive "Perfect Suicide" (terremoto sonoro i doppia cassa rullante ad elicottero, forse esagerata da un trigger che la esaspera all'inverosimile) e "Essence of Time" poco mi hanon detto ma, in fin dei conti, sono due perle che, all'interno di un gioiello, brilleranno meno, magari perché offuscate dalla luce accecante che gli altri diamanti emanano da soli.

La conclusiva "Ascension" è, infine, un autocompiacimento della maestria della band, laddove la malinconia, ancora una volta, diventa la protagonista dell'opera intera. Laddove, la stessa, forse, ci fa ritornare in mente quel capolavoro che fu "Stream of Consciousness" facendocelo quasi rimpiangere.

Siamo alla fine. Siamo alla conclusione. L'orologio scandisce gli ultimi secondi della venticinquesima ora e noi chiudiamo i sipari di questo grande monumento alla musica rock progressive, laddove il power si unisce e amalgama perfettamente alle melodie di una psichedelica regressiva e all'hard rock.

La visione divine di una venticinquesima ora, di un Nirvana giammai più irraggiungibile, è compiuta.

Non mi resta che augurarvi di farvi vostra la stessa suggestione. La stessa ora, quella in cui i rintocchi dei secondi che la scandiscono ci fanno perdere nell'inibizione dei nostri stessi sensi.

Capolavoro.

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