I 4Hero, ovvero Marc Mac e Dego, hanno calcato la scena hardcore/jungle da pionieri fin dai loro esordi, nel 1990.
Poi c'è stata la svolta breakbeat (da "Two Pages" in poi) fino alle produzioni più recenti ("The Remix Album") venate di influenze soul e jazz.
Il progetto "Visioneers" nasce dall'iniziativa del solo Marc Mac con un gruppo di amici/musicisti tra i quali Luke Parkhouse alle percussioni e Brad Somatik alla chitarra e piano. Lo stesso Marc, oltre a curare la parte elettronica, suona il basso e presta la voce in un paio di pezzi.
"Guardare indietro per andare avanti" è la filosofia di questo disco che, a dispetto del nome, non è hip hop puro, e non suona per niente vecchio e sporco. Forse, a tratti, volutamente "vintage", infatti viene spesso usato l'effetto "fruscìo della puntina del giradischi".
E' hip hop con innesti jazz, r'n'b e soul, robuste chitarre funk, una sezione ritmica imponente, come nella migliore tradizione black (a questo si riferisce l'"old" del titolo, probabilmente). Un sound che segue il percorso iniziato da Guru e Soul II Soul e portato avanti dai vari Roots, Jaydee, Pete Rock.
Contaminazione di qualità e groove allo stato puro.
Tutte le 15 tracce hanno una durata intorno ai 4 minuti e comprendono un breve interludio e 4 cover. Tra queste ultime "Runnin" dei Pharcyde , seguita da "Ike's Mood", un classico di Isaac Hayes reinterpretato come dovesse far parte della soundtrack di "Kill Bill". "The World Is Your" originariamente di NAS, viene arricchita con il suono del vibrafono e un arrangiamento quasi dub. Ultimo rifacimento è "Old Dirty Bossa Nova" di Howard Roberts che subisce un trattamento lounge, quasi come se fosse passata dalle mani di Nicola Conte o Dimitri From Paris.
Il resto delle tracce si muove tra funk e old skool rap (Funkbox), reminescenze 4 hero's-like (le strumentali "Rollin’ For the Ride", "Paul’s Guitar Story", "Hip Know Cypher") e rap femminile (l'iniziale "Replay").
L'apice musicale del disco è "Run For Cover", col basso di Marc Mac e la strepitosa batteria di di Parkhouse in primo piano, un capolavoro di jazz-break-fusion.
In definitiva si tratta di un disco godibile, di facile ascolto e nello stesso tempo profondo, ricco di perle che gli amanti della musica black non dovrebbero lasciarsi scappare.
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