Introduzione all’opera e il suo contenuto

I sogni dei siciliani sono sovente popolati dalla donna’ affermava uno scrittore intervistato dal giornalista Enzo Biagi per un libro, di un programma-inchiesta, nato da un viaggio itinerante in alcune zone del Paese, raccontandone la storia e la cultura (coinvolgendo anche la letteratura), ‘Cara Italia’ (seconda metà degli anni ’90).

La donna è uno degli elementi trattati nel romanzo di Vitaliano Brancati, ‘Il bell’Antonio’, un’opera di cui sono arrivato al titolo grazie a quello della commedia omonima (1960) con Marcello Mastroianni, e la visione di una fiction Rai in due puntate (2005) con Daniele Liotti.

Il protagonista del romanzo tragicomico di Brancati è un giovane della grande borghesia catanese, Antonio Magnano, di notevole bellezza, da far impazzire le giovani di tutta la città, ma con un terribile problema, mal visto in tutta la società cittadina: l’impotenza sessuale.

Sono gli anni ’30, quelli del Fascismo: Antonio torna a casa da Roma, dopo 2 anni di soggiorno per motivi di studio nella Capitale, richiamato dal padre Alfio, con il bisogno di risolvere alcuni problemi economici.

In questo rientra la proposta di matrimonio quasi obbligata, da parte di quest’ultimo, con la figlia di una famiglia benestante della città, Barbara Puglisi, per la dote, che permetterebbe di migliorare la difficile situazione della famiglia.

Un anno dopo il matrimonio dei due, Barbara non è ancora incinta: con disagio suo padre si reca da Alfio Magnano per informarlo del problema (la figlia ‘rimasta tale e quale da quando aveva lasciato casa’) e con imbarazzo definire Antonio a un incredulo e poi indignato Alfio essere ‘impotente’ (immaginare i toni da ‘vecchi’ siciliani).

Con la stessa necessità di risolvere problemi economici, il padre di Barbara, dopo l’annullamento del matrimonio con il pretesto della mancanza di un figlio, donerà la mano della figlia al ricchissimo Duca di Bronte come riparazione per vecchi debiti insoluti.

Durante la Guerra, nella città bombardata dagli Alleati, Alfio muore in casa di una prostituta dove era andato, per dimostrare la virilità di un Magnano, per una bomba che distrugge la casa mentre lui sta facendo l’amore.

Con la morte del padre, Antonio perde l’impotenza (causata da una punizione eccessivamente severa di lui quando era ragazzino, per aver fatto l’amore con una giovane domestica).

Il tema portante

Il tema affrontato nel libro, leggero nei toni, è l’impotenza: l’impotenza sessuale contro il mito della forza e della virilità proclamati dal Fascismo che nasconde l’impotenza morale della società italiana del tempo, come spiegato ad Antonio dal saggio zio Ermenegildo (nella fiction un magistrale Leo Gullotta).

Confronto tra le versioni filmiche del romanzo e altro

Presentato il percorso che mi ha portato al libro, vorrei esprimere qualche parola sia sugli aspetti tecnici delle versioni su schermo del romanzo che pareri personali sulla resa di alcuni dei personaggi e sulla bellezza dei protagonisti:

a)la commedia con Marcello Mastroianni e Claudia Cardinale, diretta dal regista Mauro Bolognini, segue fedelmente l’andamento della storia, ma ne cambia l’ambientazione nella Catania del periodo del Boom Economico, la rinascita economica del Paese;

b)la fiction con Daniele Liotti e Nicole Grimaudo, diretta da Maurizio Zaccardo, pur rispettando l’ambientazione del romanzo, manca di alcuni personaggi importanti della storia e dei toni leggeri della stessa (l’unico a restituirne qualcuno è il personaggio di Alfio Magnano, interpretato da Luigi Maria Burruano, soprattutto nella conversazione sull’ ‘impotenza’ di Antonio, con il padre di Barbara, interpretato da Marcello Perracchio – il Dottor Pasquano, il medico legale, della serie de ‘Il commissario Montalbano’);

c) la profondità nell’esistenza, nelle parole e nelle azioni del protagonista non viene mantenuta del tutto da Mastroianni, mentre da Liotti sì, quasi dandogli una patina di ‘nobiltà’;

d) lo stesso vale con il personaggio di Barbara dove a convincere nella resa non è la Cardinale, ma la Grimaudo, che forse però la rende più profonda e ‘presente’ che nel romanzo stesso;

e) sulla bellezza dei protagonisti, Liotti e la Grimaudo battono sonoramente Mastroianni e la Cardinale, essendo incantevoli (soprattutto la Grimaudo) mentre gli altri giusto fini (e i primi creando una coppia da sogno).

Sulla bellezza aggiungo una curiosità: nel libro si parla della figlia nubile del vicino di casa dei Magnano, l’avvocato Ardizzone, che nel film è più bella di Barbara, mentre nella fiction molto più del contrario (è stata l’incantevole Nicole Grimaudo a farmi innamorare di quella versione [e di lei – mai più trovata così incantevole né prima né dopo]).

Tornando all’inizio

Grazie alla fiction rivista di recente ho potuto leggere il romanzo, vedere il film e un bel giorno proporlo agli utenti debaseriani, lanciandomi con entusiasmo in un confronto tra le emozioni del film e della fiction omonimi*.

Un percorso iniziato nel 2005 e terminato oggi da proclamare ufficialmente che il miglior ‘Antonio’ è nelle due puntate della fiction di Rai Uno: questo è stato possibile grazie a…tutti.

*il libro lo avevo trovato un po’ deludente


  • Chainsaw
    8 ago 21
    Recensione: Opera:
    Non so nemmeno da dove iniziare, quindi mi sa che taccio. Libro da sei stelle, altro che tre.
  • dado
    9 ago 21
    Recensione: Opera:
    Ho letto la recensione (ben scritta) qualche giorno fa e mi ha colpito per il tuo punto di vista che si opponeva ai miei pre-giudizi; Non avendo letto il libro né visto i lungometraggi sarei felice di aver torto, in ogni caso provo a spiegarmi.

    "La profondità nell’esistenza, nelle parole e nelle azioni del protagonista non viene mantenuta del tutto da Mastroianni, mentre da Liotti sì, quasi dandogli una patina di ‘nobiltà". Perché mi stupiscono tutte le affermazioni di questo tipo?
    Da una parte un libro esprime una visione del mondo dell'autore e mette sulla pagina un'osservazione del personaggio, uno sviluppo di esso, una caratterizzazione, coerente con la personalità dell'autore, dall'altra la fiction Rai è un prodotto coerente a una determinata linea editoriale. Lo spazio per sondare pulsioni, scoprire vizi e virtù del personaggio in particolare e dell'essere umano più in generale, è, quando va bene, minimo, quando va male, inesistente. Piuttosto mostra dei modelli al proprio pubblico o vuole produrre emozioni più facili e preconfezionate.

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