Miracolo a Milano (1951) è la storia di Totò, un orfano che raggiunta la maggiore età lascia l’orfanotrofio e si ritrova per strada a Milano senza nessuno e senza lavoro e finisce per andare a vivere in un villaggio abbandonato, una discarica, con una comunità di senza-tetto.

Totò è un puro, un buono, è uno che se ti incontra ti dice buongiorno anche se non ti conosce e te lo dice per davvero.

Il film, molto bello, poetico surreale, allegorico. Leggero ed ammaliante, Miracolo a Milano è continuamente sospeso tra sogno e realtà.

Una favola, appunto, che il mondo non è così come vorrebbe Totò (novello Candido - Voltaire - uno che davvero potrebbe scagliare la prima pietra) …e se ne accorgeranno presto i barboni quando un ricco industriale proverà a cacciarli dalla discarica perché quel terreno se l’è comprato e vuole costruirci dei palazzi.

Stavolta però il ricco e spietato cummenda dovrà fare i conti con un miracolo…

De Sica, ancora una volta in collaborazione con Cesare Zavattini, racconta il mondo dei poveri, di chi non ha nulla, stavolta addirittura sono una cittadella di barboni ed è ancora una volta decisamente dalla loro parte.

Il film, di nuovo, non venne ben accolto dall’Italia democristiana ma neanche dalla parte progressista puntando il dito sul fatto che fosse troppo evangelico e consolatorio…

È proprio questa dicotomia che mi fa riflettere sull’enorme scarto che c’è tra la teoria (il film) e la pratica (la realtà).

Già, perché non esiste un mondo in cui si dice buongiorno a chiunque e lo si dice per davvero con gentilezza ed entusiasmo. Un mondo in cui esiste la bontà, un mondo in cui ci si vuole bene per davvero. Un film decisamente comunista perché viene completamente annullato il concetto di individuo a favore della collettività. Totò farà di tutto perché tutti stiano bene o perlomeno perché tutti abbiano ciò che gli spetta in egual misura e senza favoritismi.

Eppure, la Russia comunista addirittura ne proibì la visione perché il film venne ritenuto non in linea con la filosofia marxista-leninista (probabilmente perché ritennero inaccettabile che un concetto di comumismo così completo venga veicolato da un gruppo di barboni, insomma gente che non lavora).

Il film si avvale anche di effetti speciali di prim’ordine per l’epoca (De Sica si rivolse ai maestri del campo che allora come oggi erano gli americani). Per questo motivo i costi di produzione furono molto elevati e ciò creò concreti problemi finanziari al nostro.

Leggendaria la scena dei barboni che volano con le scope di saggina verso un mondo migliore, scena a cui si ispirò Spielberg in E.T.

E quando spunta il raggio di sole e i barboni si spintonano per avere il loro pezzetto con cui scaldarsi? Beh ce ne sono di scene memorabili non c’è che dire.

Un film magico, io ci ho visto anche Chaplin e Lubitsch.

Io ci ho visto quasi un miracolo.

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