Immaginate un sabato o una domenica pomeriggio di piena estate, la città deserta, come la Roma descritta da Nanni Moretti in "Caro Diario". Immaginate di essere giù di morale, di essere soli ed attraversati da quello spleen così ben descritto da Conte/Pallavicini in "Azzurro", e di non aver voglia di godervi quella che viene sovente considerata come la più bella stagione dell'anno.

Di dormire e sonnecchiare non va la pena: i vostri foschi pensieri vi raggiungerebbero nel dormiveglia, l'afa vi prenderebbe al collo, e vanamente dovreste manipolare il vostro condizionatore alla ricerca di refrigeri artificiali. Di leggere tanto meno: letture impegnate, come i classici, vi affaticherebbero, letture disimpegnate (come i gialli agevolmente reperibili in edicola) le fate da una vita, e comunque affaticano anch'esse l'occhio. Ascoltare musica sarebbe una buona soluzione: ma se mi leggete, e siete dunque lettori di Debaser, avete probabilmente gusti così varii e raffinati da saper bene che anche l'ascolto della musica vuole disciplina e attenzione, ed anche questo affatica, vi tocca nell'anima, talvolta aumenta il vostro disagio, più che alleviarlo. Il punto è che in questo sabato o domenica pomeriggio regna il vuoto cosmico, mai vi siete sentiti più vicini al Nulla, all'Antimateria. Vorreste essere Altrove, ma anche Altrove voi sareste lì con voi stessi, col vostro carico di fardelli, come vi ammonirebbe Seneca.

La soluzione potrebbe essere allora a portata di mano, o, meglio, di telecomando: iniziare a fare zapping, facendovi travolgere dai flash dell'obelisco al plasma come un novello David Bowman nella sua personale Odissea, per giungere infine in una stanza arredata con artificioso gusto illuministico, fatto apposta per mettervi a vostro agio.

Beh, in questa stanza potreste trovare, come accadde a me alcuni anni fa, una tivvù che trasmette "Delitti e Profumi", simpatico giallo anni '80 con un ottimo Jerry Calà ed un Umberto Smaila in pieno spolvero, nella abusata parte della coppia formata da un detective improvvisato ed un poliziotto scalcagnato, ambedue alla ricerca dell'omicida seriale di tre belle ragazze, bruciate vive grazie ad un maligno profumo che infiamma i loro corpi non appena sottoposti ad una luce appena violenta (lampada, fari d'auto etc.). L'assassino come sempre si nasconde fra gli insospettabili, e la stessa ricerca della verità, fra lazzi e motteggi, potrebbe rivelarsi foriera di qualche amarezza, svelando come al solito la crudeltà dei finti buoni, e, soprattutto, gli odi dell'infanzia.

Privo di pretese, se non quella di intrattenere e divertire con un pizzico di tensione e paura, il film scorre via liscio (chiudendo talora un occhio sulle interpretazioni di Lucrezia Lante della Rovere, di Eva Grimaldi, Nina Sodano etc.), talvolta ingenuo, senza mascherarsi dietro finte pretese intellettualistiche, sorretto da una regia artigianale e professionale, e dalla naturale simpatia dei protagonisti, tipici vitelloni modello anni '80.

Al termine di questo viaggio le vostra angosce torneranno a trovarvi, vi staranno probabilmente accanto, ma non potrete che ringraziare produttori, autori, regista ed attori di "Delitti e Profumi" per avervi dato, senza troppo chiedere in cambio, una novantina di minuti di naturale oblio.

P.S.: un amico, al quale dedico idealmente questa recensione, fu da ragazzino testimone di una parte delle riprese, tenutesi presso un centro commerciale di Castelfranco Veneto - anonima cittadina della piana veneta - con un Jerry Calà in grande empatia con il pubblico, specie più giovane. A molti non piace, ma secondo me Jerry è "uno vero"; quando un giorno lo incontrerò in una delle mie sortite a Verona - so che capiterà -  non potrò che dirgli grazie del divertimento donatomi nella mia infanzia, fortunatamente migliore di quella del killer di "Delitti e Profumi". Anzi, se lo vedete prima, fatelo già voi da parte mia.

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