Premessa

Non ho mai posseduto una pistola o un fucile , nemmeno giocattolo . Quando da bambini si giocava in gruppo a indiani e cowboy, il mio ruolo era inevitabilmente quello del selvaggio indiano e dovevo ricorrere al mitico sambuco dietro casa, da cui ricavavo arco e freccie.

Capitolo 1 Le prime letture

Qualche fumetto arrivava, invece, e anche qualche libro sull’epopea americana, sulla frontiera e pian piano con la lettura è esplosa la passione e la voglia di conoscere i nativi americani o gli indiani come in gergo li abbiamo sempre chiamati

Capitolo 2 La conoscenza

Negli anni la passione è diventata quasi un’ossessione, in particolare nei confronti dei più fieri abitanti delle pianure del mid-west, ovvero i Lakota (o Sioux per meglio intenderci) e in particolare per quello che nell’immaginario mio, ma molto più concretamente nella spiritualità del suo popolo, ha incarnato la lotta per la sopravvivenza di un popolo. Cavallo Pazzo (come diremmo noi) Crazy Horse (all’americana) Tashunko Witko (in lingua Lakota)

Capitolo 3 Il viaggio

Custer è una piccola cittadina nel cuore delle Black Hills, le Pahà sàpa per i Lakota, luogo sacro, la casa di Wakan Tanka, il grande spirito. Una piccola città il cui nome è stato ufficialmente contestato dalla comunità indiana…G.A. Custer rappresenta quanto di peggio per la comunità indiana, ed è peraltro dal loro punto di vista un perdente!. Da Custer imboccando la US-16 si arriva in pochi minuti nel cuore delle colline nere in un luogo dove sorgerà la scultura più grande al mondo: Il Crazy Horse memorial. Tonnellate di pietra scavate dallo scultore polacco Korczak Ziolkowsky con il benestare e il volere della comunità Oglala di Pine Ridge (il luogo più povero in assoluto degli Stati Uniti) vedranno alla luce, un giorno, la statua dedicata a Cavallo Pazzo, la risposta ai 4 presidenti del Mont Rushmore, rappresentazione dissacrante per i Sioux dell’arroganza dei bianchi che hanno ulteriormente infierito sulle loro sacre montagne. La statua misurerà 170 metri di altezza e quasi 200 di larghezza, la sola testa di Cavallo Pazzo(l’unica parte della scultura ad oggi terminata) 26 metri. Probabilmente passeranno ancora decenni e chissà se mai sarà terminata, ma poco importa per i Lakota; l’importante è ricordare ai bianchi che anche i nativi hanno i loro eroi e Tashunko Witko è il più grande.

Capitolo 4 Il libro

Esistono decine di libri su Cavallo Pazzo, di storici e scrittori americani in particolare. Il libro di Vittorio zucconi del 1996 è forse il più bello. Intanto non è la solita biografia cronologica imbastita di date, luoghi etc etc. E’ la straordinaria epopea di un popolo e di uno dei figli prediletti, la lotta dei pellerossa per la sopravvivenza, la storia di un genocidio nascosto che solo dagli anni 70 ha vissuto un revisionismo storico che ha ridato dignità e verità sulle vicende legate alla conquista del west. E’ quasi un romanzo, e per questo di facile lettura e grande presa, fedele però alle vicende con una ricostruzione obbiettiva e grande partecipazione emotiva. Cavallo Pazzo è stato assieme a Toro Seduto l’ultimo ad arrendersi davanti all’evidenza della supremazia dei Lunghi Coltelli e alla fine inevitabile di un sistema di valori cancellati. E questi valori emergono attraverso il racconto del libro e raccontano la vita di questi straordinari cacciatori, la loro spiritualità, l’orgoglio di un popolo libero che libero voleva rimanere.

Capitolo 5 La figura di Cavallo Pazzo

Zucconi dice di “ho dovuto scrivere la vita di Cavallo Pazzo come l’avevo capita e come me l’avevano raccontata e come credo sia davvero avvenuta sfidando il timore di sbagliare di offendere la sua gente e il suo spirito”…..già, perché Cavallo Pazzo è un mito ancora dopo 140 dalla morte. Genio della guerra, guerriero implacabile e determinato, “l’uccisore” di Custer a Little Bighorn, l’uomo che mai scese a patti con l’uomo bianco, l’uomo che non si fece mai fotografare o ritrarre fu soprattutto un uomo che di altro non si preoccupò nella sua vita che della sua gente. Per questo il mito resiste e resiste il rispetto della sua gente per lo spirito di Cavallo Pazzo……e gli spiriti non dimenticano!

Capitolo 6 Conclusione

I lavori della statua continuano a rilento, vi lavorano volontari e squadre di operai quando ci sono fondi sufficienti. Dopo il volto, tocca alla testa del cavallo e al braccio sinistro di Cavallo Pazzo teso verso il centro delle Colline Nere ad indicare il luogo dove nacque e dove morì. A chi gli chiese come determinava la sua terra rispose: Le mie terre sono dove sono sepolti i miei morti”. Il luogo della sepoltura è sconosciuto e a questo proposito Alce Nero disse: “Non so dove sia sepolto Cavallo Pazzo e non mi interessa saperlo. Il suo corpo è diventato erba della prateria, e solo il suo spirito vive. Io voglio essere con il suo spirito, non con le sue ossa“

Istigato da Falloppio mi/vi dedico la rece dei miei 10 anni di DeBaser

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