Non starò qui a dilungarmi troppo e/o a decantare le gesta di una delle più grandi band dell’intero panorama heavy-thrash ingiustamente sottovalutata e perseguitata dalla sfortuna.
È un peccato, davvero. È un peccato che questa sia l’ultima volta che sentiremo Snake cantare con l’uso “distorto, Robotico” ma, sempre, intonatissimo del mitico Snake. È un peccato che ascolteremo, in “Infini” le melodie suggestive , i riff distorti e gli assoli del compianto Piggy. È, sempre, un peccato che, in questo ultimo capolavoro, ascolteremo la sezione ritmica, sempre precisa e fluidissima timbrata Jason “Jasonic” Newsted & Away. È un peccato che, purtroppo, una delle band che nel thrash metal che ha saputo effettivamente infilarci qualcosa di suo e innovativo, impossibile da imitare, stia scomparendo.
E quindi, ora, potremo dire addio ai Voivod così come li abbiamo conosciuti, come una band di puro thrash metal degli esordi che, pian piano, ha saputo ritagliarsi il suo spazio personale all’interno di un genere inflazionato che vedeva troppe band e troppi idioti emulare questo o quell’altro singer o, peggio ancora, questo o quell’altra band.
Perché ci sono band che farebbero bene ad appendere gli strumenti al loro cazzo di chiodo (o il loro cazzo al chiodo) e, magari, potrebbero appendersi anche su per le chiappe al chiodo suddetto. Ci sono band, invece, che continuano a smaronarci i coglioni con la loro autocelebratività estenuante nel proporci “tecnica e solo tecnica” al fine di renderci più sterili di un terreno incolto da decadi. E non mi riferisco solo ai MerdallicA o ai Dream Theater che continuano a sfornare dischi, i primi per disperazione, i secondi perché sanno che potranno contare sempre sul sostegno dei fan ottusi. Un po’ come i Merdowar che, nonostante da qualche lustro non ne azzecchino più una, riescono a vendere sempre il solito polpettone ripieno di merda ai loro fan che continueranno a dire “grande band, mitico Eric Adams!!!”.
Ma basta criticare gli altri. Come si dice: “la madre degli idioti è sempre incinta” e, purtroppo, sforna parti plurimi.
Non voglio accendere nessuna miccia ma, Cristo Santo, perché se queste band (e tante altre) godono di un successo (seppur meritato agli esordi) attualmente immeritato, altre, come Anthrax e Voivod, devono spaccarsi il culo per partorire dischi della Madonna e, contemporaneamente, rimanere band di nicchia e riservate solo ad un determinato pubblico? Perché? Io non capirò mai la gente. Non mi sento un cultore della musica, ma mi piacerebbe capire la ragione di tutto ciò.
Soldi? Music biz?
Vabbè. È tutto così splendidamente merdaviglioso.
E, allora, ascolterò “Infini”, ricollocandolo all’ultima era Voivod, quella che, per inciso, va dal loro disco omonimo fino a questo. Il trio micidiale uscito negli ultimi anni, in cui al basso entra l’ex Metallica (dopo aver sollevato loro, egregiamente, il suo dito medio), Jason Newsted in arte “Jasonic”. Che, pur apportando poco o niente al sound della band, riesce a far e la differenza, e a mostrare i controcazzi in più di un’occasione.
E, quindi, vai con le speedy track come l’opener “God Phones”, con la psichedelica “robotica” di “Krap Radio”, con la “cibernetica” ed ossessiva “A Room With A.V.U.” con gli stupendi assoli e le melodie fantascientifiche di “Deathproof”. E vai così, fino alla fine, fino alla splendida chiusura, quasi fosse il gran finale, il canto del cigno di una band vissuta per anni nello stramaledetto sottobosco dell’heavy metal. Quella “Volcano”, introdotta da cyber-effetti robotici per poi esplodere in un heavy-rock molto debitore ai Motorhead, ma sempre con quel tocco di classe “voivodiano” che fa la differenza. Sempre rimanendo unici nel loro genere. Sempre e solo Voivod.
Addio Voivod, creatura cibernetica, malata, psichedelica, ossessiva, martellante, marziale, speedy & hard-rockeggiante. Addio creatura figlia di un thrash immaturo, cresciuta e diventata adulta, unica e irripetibile. Addio.
Ma, una cosa risulterà certa. Ci sarà sempre gente merdosa e band di merda che continueranno a produrre dischi di merda e a spacciarsi per imperatori, de ‘sti cazzi, della musica e/o, più strettamente, del metal. Questo è scontato. Ma loro saranno destinati ad una morte lenta e dolorosa.
Mentre di voi rimarrà un ricordo indelebile, una traccia sfumata che mostrerà sempre il vostro logo, il vostro nome. Quel “Voivod” che rimarrà impregnato nella storia della musica. Della musica tutta.
Poiché, se posso permettermi di citare la frase di un famoso film (riadattandola per l’occasione) “Tutte le band, prima o poi, sono destinate a scomparire e a morire ma non tutte potranno dire di aver vissuto veramente”.
E voi, SI, avete vissuto.
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