Sono trascorsi ben sei anni da quando tra le mani ebbi una copia di "frammenti d'istanti", un'opera elaborata e laboriosa, una spasmodica ricerca della perfezione, dell'effetto.
Un'alternanza perfetta tra melodia e potenza, dove i VOLUMI avevano dato prova di maturità, fondendo il crossover con il nu metal, i Tool con i Korn dei primi vagiti, i R.A.T.M. con i Sick of it All.
In sei anni tante cose cambiano, la vita cambia, i ragazzi diventano uomini, la musica si evolve ed è proprio quando ti aspettavi l'evoluzione, ecco che invece ti sorprende la rivoluzione.
La sezione ritmica, elemento portante di questa nuova fatica, rimane la stessa del precedente lavoro, così come la voce tagliente del Leader Pogo, con i suoi versi pungenti, sono la lieta costante.
La rivoluzione che non ti aspetti parte dalle chitarre, che in questo lavoro sono due, e si sentono. Macinano riff ed assoli che si rincorrono e si sovrappongono creando muri di potenza asfissianti e impenetrabili.
L'altra grande novità sta nella seconda voce, Daniel. Mentre la voce pulita del grande Shuster, si alternava all'ugola al vetriolo di Pogo, con tutta la sua pulita melodia, Daniel è poderoso,
la potenza della sua voce si somma a quella di Pogo conferendo al nuovo lavoro dei nostri un mood oscuro.
La musica è minimalista, via gli orpelli, via gli effetti, solo metal, scevro da ogni ornamento, che fa del suo cavallo di battaglia la potenza e la tecnica. Bisogna ammetterlo, non erano mai stati così potenti.
I VOLUMI fanno della rivoluzione la loro evoluzione e ci regalano, in quello che sembra il primo di una serie di appuntamenti, cinque perle oscure e potenti, la cui spina dorsale sta in una batteria che picchia duro, ma lo fa con la precisione di un orologio svizzero. I suoni sono omogenei, oscuri, ma puliti, complice un missaggio d'eccellenza di chi ha masterizzato gente come i Muse, giusto per intenderci. Versari dice niente?
Analizziamo queste perle, una per volta:
CREATURA: una frazione di secondo e la mente vola al riff di un biondocrinuto uscito dai 'Tallica, che apriva un album che titolava "Uccidere è il mio business...un buon business". L'effetto dejavù dura un istante, perchè immediatamente il sound diventa Criminale. Parte la batteria che scandisce il tempo. Pogo e Daniel si inseriscono con la sfida delle ugole. Il testo è introspettivo, cinico e criptico, puro stile Pogo. Racconta di dolore e follia, personificati in questa Creatura che ti attanaglia da dentro, talvolta incontrollata.
Musicalmente è il più complesso del lotto, con un arrangiamento da brivido e un riffing asfissiante...che si nutre di dolore...
CALIBRO: il testamento del cammino della vita, chi ci crede e chi va. Le salite su cui arrancare, da lasciare alle spalle. Il ritmo è sostenuto, le due voci danzano su una metrica in 4/4, con un flow che diventa sempre più oscuro, fino all'accelerata finale. Pezzo che ricorda molto gli albori del combo genovese, così fortemente radicato nel crossover old style.
LIKE: storia di una realtà tutta dei giorni nostri. Quella dei sistemi di comunicazione on line, che chiamano social, ma che nella maggior parte dei casi ti trasformano in un A-social. La creazione di un io alternativo che si erge a giudice e si nutre del compiacimento di altri A-social, misurato in Like. Musicalmente richiama quanto ascoltato in "frammenti d'istanti".
Lo stile Deftones si fa sentire, ma ottimamente amalgamato nel trade mark Criminale. Potentissimo il breck centrale, condito da un gigantesco growl, seguito da un bell'assolo di chitarra. Il finale è al fulmicotone con la ripetizione in asfissia di otto parole, dove solo la prima cambia, culo - porno - guerra - morte, scatto, filtro, frase, croppa, posta,
hashtag, LIKE...geniale. Il ritornello si stampa nel cervello indelebile e ti ritrovi a canticchiarlo in ogni momento.
VOMITO: il picco più alto dell'opera. Il pezzo più cattivo e oscuro del disco. Nonchè il mio preferito. La summa sintesi dei nuovi Criminali, ritmi serrati, metal all'essenza senza fronzoli, batteria potentissima spaccaossa, le due voci profonde che si mescolano e giocano a passarsi il testimone a tratti confondendosi, le liriche impegnate.
L'argomento è a dir poco ostico. Quella frangia della curia che, nascosta dietro le parole sante di una preghiera, sollazza il proprio ego e la propria sessualità con quelle orecchie innocenti che per la loro tenerezza andrebbero guidate, non schiacciate, sopraffatte, annullate. Il solo pensiero dà VOMITO. Pezzo eccezionale, completo, lineare, ogni nota è al suo posto, non ci sono forzature e l'interpretazione vocale e la violenza melodica rendono perfettamente il messaggio che si sta lanciando. In una parola "criminale"!
NOI: i nostri ci lasciano con il biglietto da visita. Il disco si chiude in crescendo, con un'altra prova di livello.
Il ritmo è da headbanging dall'inizio alla fine. Al minuto due e mezzo l'assolo di chitarra più bello del disco.
La solita batteria che, impressionante, detta i tempi e non sbaglia un colpo. Quel "VOLUMI...CRIMINALI" nel ritornello del pezzo che chiude il disco è come il gusto che ti lascia un buon vino al palato, persistente.
Il testo parla del loro percoso, degli anni trascorsi a urlare odio, degli sforzi e del sudore lasciato sui palchi di mezza Italia.
Non si poteva chiudere in maniera migliore questi circa 20 minuti di fendenti che, ripeto, suonano come un antipasto.
Insomma, i VOLUMIcriminali da Genova, sono tornati. Lo hanno fatto in grande stile, con un disco che impatta e sorprende.
Cinque brani che urlano al tasto repeat, da ascoltare fino allo sfinimento. Per un fan di vecchia data, i migliori criminali di sempre.
The Blizzard
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