Analizzare un buon disco facendo esclusivo riferimento alla musica è bene, ma quando la musica stessa diviene un mezzo intrigante per comunicare a parole qualsiasi genere di poesia o soprattutto qualche profonda riflessione è ancora meglio. Un po' meno se dietro alle note si annidano idee di estremismo politico e, nel caso dei Von Thronstahl (tedeschi), trattasi di ideali neofascisti.

Il primo impatto con questo "Sacrificare" (2007) è piuttosto strano, quasi antitetico: la musica, ovvero un ottimo condensato di folk apocalittico e di una particolare cadenza martial-industrial, è veramente ottima, quasi ai limiti del sublime; eppure, ascoltando la drammatica nostalgia del primo brano, l'occhio cade inevitabilmente sul titolo: "The Age of Decay and Democracy". Dietro al delicato sinfonismo graffiato dagli arpeggi acustici si inizia dunque a percepire una vena nostalgica rivolta ad un passato che tutti vorrebbero scordare.

L'album è comunque nel complesso estremamente variegato, sia nelle atmosfere che nella combinazione dei vari strumenti. Le tracce fluiscono alternando epiche eruzioni di innevata malinconia ("Gloomy White Sunday"; "Undefinierbare Sehnsucht") a parti più grezze e toccanti ("Dressed in Black Uniforms") o a piccole perle che profumano di una tradizione che qui viene svecchiata e rimodernizzata da un cereo tocco di tastiera ("Ganz in Weiss und Ganz in Eisen"; "Mother of Mercy").

"Occidental Identity" regala momenti da brividi, con quel suo mood apocalittico ma latente, mentre interamente elettronica/orchestrale è la title track, dinamica, solenne e quasi battagliera -mi fermo nel definirla "battagliera" senza andare oltre, e chi ha da intendere intenda. Insomma, in parecchi punti si sfiorano livelli artistici veramente ottimali, mai scontati; si capisce che dietro ai Von Thronstahl c'è parecchia esperienza musicale.

Laddove invece il gruppo vuole sposare a tutti i costi i suoi ideali politici già citati e la (bella) musica, l'album risulta alquanto irritante. Per fare un esempio: il brano "Multi piu onore" (sì, è scritto proprio così) è uno sfoggio di ritmiche martial-militaresche accompagnate dal pianto di una chitarra che potrebbe risultare più che discreto ed affascinante se si abbandonasse semplicemente ad una poesia indefinita e vaga. E invece, durante tutto il brano sentiamo il cantante intonare qualcosa come:

"Hep, hep, hep... Multi pìu nemicci, multi pìu onorre! Boja chi mòla!!!"

Ciò è, consentitemi di dirlo, un tantino degradante. Avessero almeno tentato di dirlo in un italiano decente, ma neanche quello.

E che dire del brano "Palaestina"? Anch'esso è molto incentrato su di un minaccioso industrial battagliero come la title track ma, anche qui, il cantante ritorna a intonare/recitare:

"Hep, hep, hep... Slay! Slay! Slay!" [Trucidate! Trucidate! Trucidate!]

Per non parlare di altri doppi sensi (a volte nemmeno doppi) che si possono notare qua e là nei testi e nei vari titoli.

Questo è ciò che rovina parzialmente un album che meriterebbe benissimo i pieni voti. Ahimè, è molto triste vedere come la musica possa diventare uno strumento di espressione politica. Alcuni potrebbero non darci alcun peso, altri invece potrebbero promuovere un tale atteggiamento. Io, personalmente, penso che nessuna questione politica sulla faccia della terra (a maggior ragione se estremista e/o intollerante) debba intaccare la vera essenza della musica e il vero messaggio che essa deve comunicare.

Album molto buono, ma fate attenzione a ciò che sta dietro le quinte.
Il voto? Servite voi.

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