Mi sono imbattuto in un disco post-rock, genere che non ho mai avuto l'occasione di approfondire a dovere. Tuttavia ho abbandonato qualsiasi forma di pregiudizio e mi sono gettato nell'ascolto di questa band estremamente dignitosa ma terribilmente sfortunata. Quattro ragazzi di Bologna con la passione per la musica psichedelica e per le atmosfere liqudide.

Sì, avete letto bene: i Votiva Lux erano una band nostrana, band nata nei primi anni '90 e inizialmente vicina alla scena darkwave. Con questo "Solaris", la maturazione definitiva e l'approdo ad atmosfere oniriche e brani strumentali (eccezione per l'iniziale "Ffair", cantata in gaelico!).

Ho parlato di post-rock, verissimo, ma anche le influenze acide, forse un po' floydiane, fanno spesso capolino.

Otto tracce che rappresentano un sentito tributo a mostri sacri come Tortoise e Mogwai. Otto tracce che che mi hanno permesso di viaggiare e sognare.

L'originalità, probabilmente, non sarà (stata) il marchio di fabbrica dei nostri affezionatissimi, ma questo disco, ne sono certo, riuscirà a far breccia anche nel cuore di chi conosce molto bene il genere in esame. E allora lasciatevi cullare dalla dolcezza di brani come "Atlantic" e "Rommel", dalle note bizzarre di "Il Villaggio degli Uomini Fungo" o dalla spaziale e progressiva "Gasteropod - 1".

I Votiva Lux hanno interrotto la loro breve carriera dopo aver partorito questa splendida gemma. Non so se ritorneranno sulle scene e, soprattutto, non oso immaginare come lo faranno.

Per il momento gustiamoci "Solaris" , nella speranza che un giorno la loro bravura venga premiata dall'attenzione del pubblico. Italiano come estero.

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